Archivi tag: speranza

IL PD AVEVA UN LEADER CARISMATICO


IL PD AVEVA UN LEADER CARISMATICO

Eccoci qua, elezioni finalmente finite, risultati più o meno come da previsioni e non come alcuni sondaggi.

Alcune considerazioni preventive.

Ci sono giornali, “giornalisti” e programmi televisivi che in teoria si sono sempre spacciati come vicini alla sinistra ma che in realtà hanno contribuito alla netta vittoria della destra. Si potrebbero fare mille esempi ma basterebbe vedere chi è sempre stato l’oggetto di critiche feroci, denigrazioni continue e molte volte vicine alla calunnia e diffamazione.

Lo sapete benissimo, si chiama Matteo Renzi. Contro di lui ossessivamente ogni giorno e di conseguenza contro il suo elettorato. Di politica non c’è mai stato nulla, ma solo odio personale seminato alle masse del Paese. Questo è fondamentale per capire alcune cose emblematiche.

Il Pd aveva con Renzi un forte e carismatico leader ma questo alla “ditta” non andava bene. La “ditta” è bene ricordarlo è quella parte buia e meschina che trama sempre nell’ombra del potere, persone che parlano a nome del Pd ma che non hanno mai avuto un ruolo ufficiale, tipo il thailandese Bettini. Ecco, questo è doveroso ricordarselo perché è il fatto che cambia la storia del nostro Paese.

Da quel momento è iniziato un processo distruttivo del Partito Democratico e della sua vocazione maggioritaria e riformista.

I responsabili politici hanno nomi e cognomi ad iniziare da D’Alema, Bersani, Zingaretti, Letta, Speranza, Emiliano e compagnia. Loro con l’aiuto di una certa “informazione”, apparentemente di sinistra o comunque vicina, hanno lavorato costantemente alla denigrazione del loro Segretario legittimamente eletto, creando un danno irreversibile.

Umanamente e politicamente non era più possibile per Renzi, ma soprattutto per i suoi sostenitori, rimanere in un partito che ti odia senza motivo politico, ma solo per questioni di potere.

Eliminato Renzi dal Pd, il partito è politicamente morto, privo di ogni vitalità, discussione e anima. Non a caso da quando è andato via Matteo e il suo gruppo, il Pd non ha più tenuto un reale congresso nazionale, ma anche a livello territoriale, è rimasto tutto congelato.

In alcuni territori gli organi di partito praticamente non esistono più dal 2019.

Questo reale processo involutivo ha visto altri due pseudo segretari: prima Zingaretti, eletto al grido mai con i 5Stelle, per poi finire con l’urlare “o Conte o il voto”. Zingaretti alla fine si è dimesso da segretario del Pd, accusando il suo partito di pensare solo alle poltrone. Ecco questo un momento di verità che però riguardava anche lui.

In tutto questo il Pd non ha avuto nessuna scossa motivazionale. Tutti zitti per paura di perdere la poltrona e di non riottenere la candidatura.

Per questo hanno deciso di richiamare l’esiliato Letta. Lo stesso che i suoi sodali avevano mandato a casa per mettere Renzi e salire in quel momento sul carro del vincitore.

Era ovvio che Enrico Letta non avesse né tempra, né vivacità e autorevolezza per rigenerare il Pd. Anche Letta ha fatto come Zingaretti ma è inversamente. È Partito con Conte alleato strutturale, a Conte falso strutturale.

Risultato: Pd al 18%, in completo disfacimento e soprattutto all’opposizione.

Questa volta non ci sarà l’odiato Renzi a riportare il Pd al governo nonostante avessero perso le elezioni. E anche questo andrebbe ricordato.

Ma questo il punto: non siamo arrivati al 26-27% della Meloni a caso.

Ci siamo arrivati perché la solita parte del Pd, la solita “informazione”, la solita Tv ha passato anni e anni ha parlare male dell’unico che cercava di allargare il Pd e di dargli un’anima riformista attuale e al passo con i tempi.

Non parlatemi di Renzi poco di sinistra e troppo di destra perché anche sta cavolata è stata superata dalla realtà.

Abbiamo visto Letta e Zingaretti aprire non solo a Forza Italia, ma anche alla Lega.

Insomma, questa la realtà storica.

La destra è al governo del Paese, come conseguenza naturale di ciò che è stato fatto in tutti questi anni.

Moralisti, commentatori, esperti e politicanti, tutti fintamente di sinistra che hanno lavorato, consciamente o meno, per distruggere la propria casa e il proprio vicino.

Ora la situazione è questa, e mica hanno finito.

L’oggetto più bersagliato è sempre lui. Ma già in molti guardano per sperare che si inventi qualcosa per evitare un governo di estrema destra.

Una cosa c’è da dirla, chi credeva di isolare Renzi e i suoi sostenitori, ha perso nuovamente. I

n parlamento e al Senato andranno in tutto 30 persone che rappresenteranno il nuovo progetto di Renew Europe.

E di una cosa sono sicuro: saranno nuovamente determinati a salvare l’Italia.

(Dal blog di Andrea Viola)

♣♣♣♣♣

CHI SPERA


CHI SPERA

Chi spera cammina,
non fugge!
Si incarna nella storia!
Costruisce il futuro,
non lo attende soltanto!
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione
di chi disarma!
Ha la passione
del veggente,
non l’aria avvilita di chi
si lascia andare.
Cambia la storia,
non la subisce!

Don Tonino Bello

ASPETTANDO GODOT


ASPETTANDO GODOT

Vladimiro ed Estragone, i protagonisti del libro di Samuel Beckett (1906-1989), sono due mendicanti che si incontrano per caso una sera in aperta campagna.

Aspettano un certo Godot, di cui non sanno nulla, non l’hanno mai visto e non sono sicuri se verrà a quell’appuntamento così strano e così assurdo.

Inizia una lunga attesa, che dura poco più di cento pagine, ma che potrebbe protrarsi all’infinito.

Sì, perché Vladimiro ed Estragone, che vengono poi raggiunti da Pozzo, un ricco castellano che porta al guinzaglio il suo servitore Lucki, nell’attesa discorrono di facezie, sostenendo a volte cose senza senso e senza un filo logico, come in una sorta di comica ricerca introspettiva di se stessi.

Si ha come l’impressione che quello strano e strampalato dialogo fra due persone così bizzarre, intervallato da lunghi silenzi, possa andare avanti senza fine, fino a consumare la vita stessa dei protagonisti, nella vana attesa di questo fantomatico Godot.

Il racconto, tutt’ora rappresentato in tutti i teatri, potrebbe essere sintetizzato con una frase di Estragone, il quale rivolgendosi al suo amico Vladimiro afferma: “Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile”.

È un’attesa che sembra quasi logorare e lacerare l’animo dei personaggi, disorientando nel contempo il lettore che si aspetta, da un momento all’altro, qualche evento significativo capace di dare un senso alla storia. Ma nulla di tutto questo si verifica, tant’è che i nostri eroi alla fine sembrano stanchi di aspettare e decidono di andare via.

“Allora andiamo?” dice Vladimiro ad Estragone. “Si andiamo” dice Estragone. Ma nessuno dei due si muove, e a nostra insaputa continuano ad aspettare quel Godot, che forse potrebbe migliorare la loro infelice esistenza e liberarli da quell’attesa faticosa ed angosciante che sembra quasi una condanna senza fine.

Probabilmente, ognuno di noi, come Vladimiro ed Estragone, si trova sempre nella condizione di dover aspettare un immaginario Godot.

Un Godot che, a seconda dei casi e delle circostanze, può assumere le sembianze di un “qualcuno” o di un “qualcosa” che possa, come per incanto, liberarci dalla noia del tran tran quotidiano, dagli affanni del vivere di tutti i giorni e rendere più sopportabile e felice la nostra umana esistenza.

Godot è la metafora dell’amore impossibile, è l’attesa di un incontro importante e significativo ma è anche l’aspettativa di un’occasione o di un evento straordinario che possano cambiare in meglio la nostra vita.

Per essere estremamente materialisti, aspettare Godot è come sperare in una vincita alla lotteria.

È l’attesa di un sogno che raramente si avvera e si materializza che procura delusioni ed amarezze, ma che si alimenta sempre con la speranza, che è l’ultima a morire.

(Aspettando Godot di Samuel Beckett Ed. Einaudi)

LA RIMPATRIATA DEGLI ZOMBI


LA RIMPATRIATA DEGLI ZOMBI

Se fosse un film il titolo sarebbe: Alla ricerca della “cadrega” perduta.

Dai Furfaro ai Pizzolante di sinistra sinistra, inseriti nella segreteria nazionale PD, ai Bersani a Speranza che ritornano nei manifesti sotto il simbolo PD, dagli Emiliano che affiancano Zingaretti a Bari per la campagna delle europee, agli Enrico Rossi che dichiarano che rientrano nel PD.

 

 

 

Ma che “ the uterus man”, l’uomo che professa l’universalità e inviolabilità dei diritti civili e poi si è avvalso della maternità surrogata, affittando l’utero di una donna in America, per avere un figlio, con i suoi partiti si è sempre battuto per l’abbattimento di tutti i privilegi, mentre fa il baby pensionato, con due vitalizi per oltre 10.000 euro al mese, attacchi il PD per avere tra i suoi candidati Carlo Calenda, reo di essere un progressista, significa che lo stato confusionale a sinistra ha raggiunto livelli di esasperazione fuori da ogni logica e tolleranza.

 

QUANDO BENIGNI


QUANDO BENIGNI

Quando Benigni annunciò il suo “SÌ” al Referendum  Costituzionale di ottobre, votato poi nel dicembre 2016, lessi molti commenti di persone di “sinistra” a quell’annuncio.

Ero maliziosamente curiosa. Avevo sentito spifferi urticanti.

Rileggendoli ho scoperto (anche se già lo sapevo, ma vale la pena ricordare) che questi commenti sono una prova esemplare dell’imbarbarimento, della visione tribale e settaria, che molti continuano ad avere della cultura, della politica e, perché no, dei rapporti umani oltre che sociali.

Benigni è passato da icona a venduto, accaparratore, opportunista, attaccato ai soldi.

Tutto questo nel giro di poche ore.

E tutto questo per avere espresso un’opinione su un tema civile.

Ecco, “loro”, nel terzo millennio, continuano a concepire la politica con le categorie dell’amico-nemico, dell’appartenenza ideologica, della comunità chiusa, dell’autoreferenzialità fine a se stessa.

Loro, quella parte di sinistra lì, è il segno indelebile, una cicatrice visibile di una sconfitta sonora, sotto tutti i punti di vista.

Fu un addio alla sinistra, quella vera. Senza l’afflato della nostalgia novecentesca. Quella che non ha mai vinto e mai vincerà.

Quella che brinda se uno del proprio partito perde.

Fu solo una ripicca contro una persona: Renzi, il nemico da impallinare e fare sparire dalla faccia del Pd, se non della terra.

E continua……perché sanno di aver fatto una di quelle cavolate che non sono più rimediabili, anche se campassero 100 anni.

IL SILENZIO ASSORDANTE DEI POLITICI POLITICANTI


IL SILENZIO ASSORDANTE DEI POLITICI POLITICANTI

Dove sono finite le logorroiche cassandre sistematicamente a caccia di un cronista per dissentire, delegittimare, screditare l’azione dei governi a trazione Pd e in particolare a trazione Renzi?

Rapporti con l’Europa, politica sui migranti e caso Diciotti, taglio delle pensioni, caso ILVA, Decreto Dignità, tensioni sui mercati, l’incontro di Di Maio con Al-Sisi e di Salvini con Orban, eppure niente neanche una dichiarazione, una presa di posizione di dissenso o di condanna.

Dove è finita la sinistra dialogante “ad ogni costo e compromesso” con i 5 Stelle? Con la rincorsa al nauseante e finto buono Fico? Che bassezze, non dubito del fatto che il Pd sia dato a meno del 4%. Di fattto non esiste

E tutti quelli che hanno espresso una ferma e rigorosa condanna al precedente governo per la non aver approvato il Ius Soli?

Coloro che condannavano le politiche di destra dei governi Renzi/Gentiloni?

Anche quando il settario Travaglio abdica al suo ruolo di mentore e scende dal carrozzone di questo catastrofico governo di incompetenti ed incapaci, Cuperlo, Orlando, Franceschini, Emiliano e tutta la sinistra dei Bersani, D’Alema, Speranza, Rossi, Camusso (CGIL) ed altri, stanno in rigoroso, sospetto, scandaloso silenzio.

Probabilmente hanno avuto la “consegna” di chi aspira al ruolo di segretario, ispirato e confidente del risultato laziale e dal ricorrente, asfittico, inconcludente, antistorico sogno della sinistra unita.

Se mai ci fossero stati dei dubbi, questa è l’ennesima comprova che la classe dirigente del Pd va totalmente rinnovata, così come devono essere ridefinite l’identità di questo partito e le regole democratiche interne.

 

 

LA GRANDE ILLUSIONE


LA GRANDE ILLUSIONE

Si prospetta la triste fine di Pisapia?

Quando timidamente la proposta di Giuliano Pisapia apparve, nel rissoso panorama della sinistra a sinistra del Partito Democratico, con il chiodo fisso di questa parte politica, di “ricostruire” il centrosinistra, si capiva già che era destinata a fallire.

Il problema erano gli obiettivi opposti, che come i poli della calamita di attraggono o si respingono, a seconda di come li confronti.

L’idea del ex-sindaco era chiara e nobile: rifacciamo il centrosinistra perché serve al Paese.

Da allora lo abbiamo visto impegnato, senza risparmiare energie, nella vana ricerca di un risultato impossibile.

Pisapia si comporta tuttora, come nel lontano 1937 il grande regista Jean Renoir, si agitò per tre anni alla ricerca di finanziatori del suo grande capolavoro: quel film “La Grande Illusione”, che, una volta “girato”, concorse all’Oscar e lasciò una segno di grande arte nella storia del cinema.

Il regista fu più fortunato del politico Pisapia, perché non aveva contro quei quattro diseredati ai quali poco importa rifare il film del centrosinistra.

Essi hanno ben altro obiettivo, che perseguono con tenacia: contrastare Matteo Renzi.

Che poi, in fin dei conti, non è un terrificante nazista degli anni trenta, ma un giovane leader politico, ricco di idee e di energie, che ha già dimostrato con i numeri di poter giovare al Paese molto più di quei tre gatti rognosi che si affannano a combatterlo.

E solo per queste ragioni essi, su quell’altare, sacrificheranno anche Pisapia. Infatti, seppure giungessero a un iniziale accordo, l’ex-sindaco non resisterebbe per molto, di fronte alle iniziative dei “fuoriusciti”, dettate solo dal rancore.

Perché tanto odio solo contro Renzi, dei rappresentanti di questa sinistra miseramente minoritaria?

Non certo per un antagonismo su ideali e su programmi politici, ma per l’impossibilità di recuperare per costoro la certezza di una mezza dozzina di poltrone nel prossimo Parlamento. La paura è tanta. L’allontanamento della poltrona, fa superare qualsiasi certezza acquisita. Tuttavia D’Alema, Bersani e il garzone Speranza non rischiano la fame. Sono superprotetti dai meccanismi che deputati e senatori hanno costruito nei decenni, garantendosi stipendi e pensioni da favola, anche dopo aver lasciato le poltrone..

La componente che porterà il tentativo di Pisapia al fallimento è contenuta anzitutto in quella carica di “odio” personale, che non gli permetterà di portare a casa un risultato positivo. E il frutto di quell’odio rischia di offrire prima ai siciliani e poi a tutti gli italiani una probabile nefasta vittoria di Berlusconi, o addirittura di elevare sugli altari gli apprendisti stregoni di Grillo.

Purtroppo il progetto di Giuliano Pisapia è destinato a restare “Una Grande Illusione”. E non vincerà l’Oscar della sana politica.

Per colpa di tre gatti rognosi.

IO HO TERMINATO GLI ANATEMI


IO HO TERMINATO GLI ANATEMI

Dalle parole dei principali (si fa per dire, perché lì sembrano tutti principali o padroni), mi pare di aver capito che la campagna elettorale  del neonato Mdp sarà centrata solamente nella insistenza di convincere gli elettori di sinistra a non votare Pd.

Il perchè, secondo loro, è che Renzi, dopo le elezioni farà il governo con Berlusconi, portando quindi il partito a destra, mentre votando per loro (Art 1 Mdp), la sinistra rimarrà identitaria e alternativa.

Alternativa a chi? Al Pd? E che razza di identità sarebbe così frantumata?

Infatti non sembra alternativa a Berlusconi e alle forze di destra, ma solo al Pd.

Perciò omettono sempre di dire che, questo comportamento, in realtà, fa vincere senza ombra di dubbio o la destra berlusconiana o il populismo di grillo.

E’ chiaro che solo votando in massa Pd, possiamo scongiurare un accordo con FI e l’avvento spaventoso di un becero populismo ignorante.

Ma quel Bersani che diceva sempre che Renzi governava con il ” suo” 25%, com’è che ora nei sondaggi non arriva al 3%  (2,7%) e il Pd al 30%, che cosa pensa di valere ora?

Altro fenomeno! D’Alema. Di fronte all’evidenza dei numeri, sia quelli risultati dalle primarie del Pd, sia quelli che vengono attribuiti al nuovo partito che avrebbe dovuto “rifondare il centrosinistra”, D’Alema da una parte descrive il Pd come il Partito comunista nordcoreano, visto che nessuno, secondo lui, si azzarderebbe a dire la verità sul renzismo per non finire vittima di repressioni indicibili, e dall’altra rispolvera un grande classico: Renzi non è altro che Berlusconi, un’altra destra sotto mentite spoglie.

Senti chi parla! Uno che ha fatto qualsiasi cosa per Berlusconi, persino gli ha regalato Mediaset, l’ha fatto vincere, nel 2001, con un margine di voti “bulgaro”, non ha idea di quello che sta dicendo. O è solo invidioso e l’invidia produce il male, lo si legge negli occhi.

Io ho terminato gli anatemi verso questi personaggi.

E sinceramente ne ho abbastanza.

IERI E OGGI


IERI E OGGI

Spero che gli alleati della destra di oggi, destra di cui fanno parte anche i devoti del blogghe, facciano la stessa fine di quello di ieri. Ho lasciato Emiliano nell’immagine perché assomiglia tanto al famoso “cavallo di Troia”. Restare per distruggere. In effetti il pm pugliese è strano, molto strano. E’ andato a cena con Berlusconi, ma dice che non farebbe mai un governo con lui, ma solo coi grillini. Tant’è vero che, per avere un voto in più (forse nelle prossime primarie del Pd) sul problema vaccini ha dato ragione ai grillini, infischiandosene della salute delle persone.

Siamo messi così, nel pianeta dei matti.

Scrive Mattia Feltri su “La Stampa”

Notizie dal pianeta dei matti. Luigi Di Maio ha detto che il Pd ha fatto danni come una guerra mondiale, e al tramonto dell’impero i cortigiani arraffano quello che possono. Michele Emiliano, candidato alla guida del Pd, ha detto che non farebbe mai alleanza con Forza Italia ma coi Cinque stelle sì, forse sui presupposti offerti da Di Maio. Miguel Gotor, senatore uscito dal Pd, ha detto che Luca Lotti dovrebbe dimettersi per coerenza, come furono fatti dimettere Josefa Idem, Maurizio Lupi e Federica Guidi. Il ministro Maria Elena Boschi, che invece non fu costretta alle dimissioni, sebbene molti gliele chiedessero per l’inchiesta sul padre in Banca Etruria, ha annunciato che il padre è stato prosciolto.

L’ex direttore del Quotidiano della Calabria è invece stato condannato perché il giornale definì d’assalto il pm John Henry Woodcock a proposito dell’indagine su Tempa Rossa, per cui si era dimesso il ministro Guidi e poi finita in nulla; la Cassazione ha stabilito che è diffamatorio definire d’assalto Woodcock perché ne vulnera gratuitamente la dignità, e però è legittimo sottolineare la negligenza in diritto amministrativo e civile del medesimo Woodcock. Che ora è tornato in prima pagina per l’inchiesta Consip e le sue spettacolari fughe di notizie, spettacolari come quella su Antonino Ingroia, ex pm antimafia che deve rispondere di spese allegre da manager della Regione Sicilia. «Qualcuno ha dato la notizia in pasto alla stampa», ha detto Ingroia, che per la stampa del pianeta dei matti fu boccone prelibato.

 

SARESTI SOLO


SARESTI SOLO

cuore-sulla-spiaggia

Se sei stanco,
riposa la testa sulle nostre spalle.
Se hai sete,
bevi alla sorgente della nostra fede.
Se hai fame,
mangia il pane del nostro amore.
Se sei minacciato,
che i nostri cuori siano la tua spada
ed i nostri corpi il tuo scudo.
Se il tuo cammino è pieno di spine,
continua a camminare,
ti accompagneremo.

Ma non lasciare mai
il cammino della libertà,
dell’onore,
della verità.
Su un’altra strada
tu saresti solo.
Non lasciare mai
il cammino della speranza.
Su un’altra strada
tu saresti solo”.

(Scritto sul muro di Praga nel 1968)