LA GUERRA


LA GUERRA

La guerra in Ucraina si fermerà, i tavoli si apriranno, le mediazioni si cercheranno, solo se chi attacca ogni giorno, si fermerà.

Quando si fermeranno i missili, i cannoni, i carri armati russi, si fermerà la guerra.

E finalmente si avrà la pace.

 

 

 

 

 

 

 

LIBERTÀ NEL PROPRIO PAESE


PUTIN NON COLPISCE NESSUN OBIETTIVO BELLICO, MA SOLO LA VITA DEI CIVILI

È già più di un anno, che un capo di stato (Putin), invece di far valere diplomaticamente i diritti della popolazione russofona residente in Ucraina, ha preferito stracciare trattati internazionali, e bombardare anche quei civili che forse avevano qualche simpatia anche verso di lui.

Ha allestito  un’offensiva militare con carri armati, artiglieria e aerei da combattimento, ha invaso una nazione, libera e  indipendente, vicina (l’Ucraina).

Questa ha reagito per difendersi in nome di un concetto semplicissimo: libertà nel proprio paese.

Purtroppo ho scoperto, quanto profonde siano l’ipocrisia, la malversazione e la disonestà intellettuale insite in molti personaggi italiani.

Da una parte, osservo il personaggio Berlusconi. Ha governato per decenni in nome della Libertà, creando un movimento politico che aveva il favore del 50% del popolo italiano chiamato proprio Popolo delle Libertà.

Oggi, non so se fuori di testa o confuso o venduto o ricattato, dileggia il desiderio di libertà del popolo ucraino e lo vorrebbe sottomesso.

E osservo il personaggio Salvini, politicamente nato alla corte di Miglio e Bossi, nel nome delle autonomie dei popoli. Oggi nega là possibilità di autonomia del popolo ucraino.

E osservo Giuseppe Conte, un avvocato che può difendere chiunque, basta allestire il fascicolo a seconda delle convenienze, ma che non vuole che gli ucraini difendano la propria libertà di esistere.

Credevo, pur nelle differenze politiche, che fossero attaccati alla libertà, ai diritti, alla democrazia e invece si sono mostrati molto vulnerabili al richiamo della foresta putiniana.

Dall’altra, osservo personaggi con cui credevo di condividere alcuni valori di fondo e che invece da un anno non dicono una parola sulle fosse comuni di Bucha, sul martirio di Mariupol, sulle stanze della tortura allestite dai mascalzoni delle milizie Wagner al soldo di Putin, sugli ospedali pediatrici bombardati, sulle case civili devastate, sulle deportazioni in Russia dei bambini, sull’attacco martellante alla popolazione civile.

Questi Personaggi, non so se per autoaccecamento, per una forma di preoccupante narcosi intellettuale, per paura o perché a libro paga di Putin, cadono nella trappola della più grossolana propaganda putinista.

Oltre a negare i massacri, non vedono che Putin non colpisce nessun obiettivo bellico, ma solo la vita dei civili.

Di più, non leggono, o fingono di non aver letto, i documenti ufficiali sottoscritti da Putin.

In essi viene affermata la volontà di ricostruire l’unione dei territori sovietici (Polonia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Moldavia, Ungheria, Lituania, Estonia, Lettonia), in un delirio imperiale che non può avere alcuna giustificazione nel terzo millennio e con tante immani tragedie disseminate nei secoli trascorsi.

 

 

 

 

 

 

 

QUANDO L’INVIDIA ANNEBBIA IL CERVELLO


QUANDO L’INVIDIA ANNEBBIA IL CERVELLO

Succede spesso “all’avvocato del bobolo” Giuseppe Conte che, con una faccia più tosta del granito, voleva vietare una normale attività di conferenziere in un documento all’approvazione del Parlamento, in cui si parlava di corruzione.

In particolare, con la scusa di voler punire chi si fa comprare prendendo mazzette (vedi Qatargate), voleva impegnare il governo a vietare a rappresentanti delle istituzioni di accettare normali e legittime controprestazioni, per presenziare a summit di rilevanza internazionale.

Il parlamento italiano ha respinto questa demagogica presa di posizione, non dissimile da altre già prese in passato, che hanno disastrato le casse dello Stato.

E l’avvocato del “bobolo” ha dimostrato, ancora una volta, tutta la sua totale incapacità di discernimento.

Ex presidenti del Consiglio di tutto il Mondo vengono sempre invitati lì dove ci sono da analizzare fenomeni politici ed economici e climatici.

Obama, Tony Blair, Cameron, Zarkozy, Prodi, Renzi e altri ancora vengono invitati ripetutamente perché hanno qualcosa di interessante da dire.

Nessuno ha mai richiesto la presenza di Giuseppe Conte.

I summit non sono aule di tribunale dove si arringano le folle sulla base di fascicoli processuali.

Sono luoghi di cultura.

Lì servono idee, competenze.

(Enzo Carmine Delli Quadri)

 

 

PUTIN, DEPORTATORE DI BAMBINI. CRIMINE ORRENDO


PUTIN, DEPORTATORE DI BAMBINI. CRIMINE ORRENDO

Finalmente.

La Corte dell’Aja accusa Valdimir Putin di crimini di guerra ed emette un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra.

Svolta nell’inchiesta avviata dopo l’invasione dell’Ucraina: Putin è accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia, insieme alla commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova.

Arriva dunque a una clamorosa svolta l’inchiesta avviata poche settimane dopo l’invasione.

Il presidente russo è accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia.

La stessa accusa, con un secondo mandato di cattura, è stata contestata a Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei bambini.

Investigatori e magistrati che indagano sui crimini compiuti durante il conflitto, spiegano che questo filone di indagine ha sempre avuto la priorità perché «bambini e adolescenti non possono essere trattati come bottino di guerra».

E adesso, al termine di verifiche complesse e approfondite anche per quanto riguarda la procedibilità e gli aspetti giuridici, i tre giudici – l’italiano Rosario Aitala , il giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde – hanno accolto le sue richieste del procuratore Karim Khan.

Il 16 marzo 2023 è stato pubblicato il rapporto della commissione d’inchiesta dell’Onu che accusa Mosca di aver commesso «un numero considerevole di crimini di guerra in quattro regioni ucraine, nelle prime settimane dopo l’invasione russa» e specificano come «le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini, rispettivamente all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa, violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra».

Mark Ellis, direttore esecutivo dell’International Bar Association, ha dichiarato al New York Times: «C’è stata molta attenzione su questo problema e perseguirlo come un crimine genererà molte reazioni. È vietato trasferire con la forza i civili attraverso un confine e durante un conflitto può essere un crimine di guerra. Può anche costituire un crimine contro l’umanità».

Secondo quanto accertato dai giudici, coordinati da Aitala, il commissario russo per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, avrebbe ordinato l’invio degli adolescenti e dei bambini nelle strutture controllate da Mosca, sin dalle prime settimane dopo l’invasione dell’Ucraina e, nel maggio 2022, Putin ha firmato un decreto per snellire e rendere subito operative le procedure per far ottenere agli ucraini la cittadinanza russa.

I minori sarebbero inviati nei campi di rieducazione russi e poi affidati a famiglie per l’adozione definitiva.

Da notizie di Euronews si parla di oltre 120.000 bambini. 

 

 

 

 

“DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA, DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE”


“DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA, DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE”

A voi mi presento
sono il documento,
il monumento dell’Italia unita
da vent’anni di violenze uscita
e dalla guerra lacera e ferita,
che con me ha iniziato una nuova vita.

2 giugno ’46: il popolo italiano
vota per la Repubblica,
non vuole più un sovrano,
diritti che vegliano la storia di ognuno
e che preferenze non fanno a nessuno.
Violarli vuol dire tradire davvero
il patto che lega un popolo intero.

Il patto che viene dai nonni-coraggio
che hanno lottato per farcene omaggio.

Anche tu hai il compito di far da guardiano
perché questo bene non ci sfugga di mano.

Diritto alla vita.
Diritto al nome.
Diritto ad esprimere la nostra opinione.
Diritto a esser liberi, mai sfruttati.
Diritto al rispetto, mai offesi e umiliati.

La legge è uguale per tutti,
la legge non fa differenza,
la legge non guarda le tasche,
la legge non ha preferiti,
non chiede opinioni o credenze
ci guarda attraverso i vestiti.
Lo Stato siamo noi cittadini
e allora davanti alla legge saremo
più uguali e vicini.

Servono braccia, menti, passione
serve l’impegno di tante persone.
Siamo immigrati, siamo italiani, siamo buddisti,
laici o cristiani,
eppure c’è chi lavoro non trova,
c’è chi lo perde,
chi è solo in prova.

Ogni persona, ogni uomo, ogni donna,
quando lavora si sente colonna
di questa grande casa stivale:
tetto sui monti, porte sul mare.

La scuola è aperta a tutte le menti,
anche se tutte son differenti.
La scuola è libera come il sapere
ed è una sorgente, dà a tutti da bere.

Corriamo dal dottore perché ci curi il male,
se questo non basta corriamo all’ospedale.
Sani, malati, deboli, si cambia all’improvviso.
Dobbiamo avere tutti un medico e un sorriso.

Libera carta per libero stato,
l’ha chiesta un popolo che ha tanto lottato.

L’Italia ripudia la guerra, perché la guerra
è un mostro che mangia la libertà degli uomini
e copre i colori di nero inchiostro.
L’Italia vuole la pace.
L’Italia ripudia la guerra.
L’Italia vuole aiutare a fare la pace su tutta la terra.
L’Italia vuole la pace perché la pace è un seme
che cresce solo se gli uomini imparano a vivere insieme.

 

 

AH, LA ELLY ALL’INSEGNA DEL “MA ANCHE”


AH, LA ELLY ALL’INSEGNA DEL “MA ANCHE”

Per fare una valutazione prima bisogna leggere, capire e studiare.

Occorrerebbe farlo sempre, per correttezza.

Nel caso della Schlein l’ho fatto, ho letto e cercato di capire il discorso da lei reso all’assemblea del PD del 12/03/2023.

Come riconoscono anche altri commentatori, Elly ha enunciato un programma di sinistra, ma generico, sulla linea, nel migliore dei casi, del “ma anche” veltroniano e, nel peggiore, di un “elenco della spesa” di quelli che tutti siam buoni ad enunciare.

Sulla guerra, aiuto all’Ucraina, ma anche la pace.

Sulla chiarezza della sua linea programmatica, ma anche intesa con Bonaccini che ha una linea programmatica diversa e non intende rinunciarvi.

Sull’identità del partito, sinistra-sinistra, ma anche sinistra-riformista.

Sulle alleanze, intesa con i 5S, ma anche con Calenda e Renzi.

Il reddito di cittadinanza va migliorato, ma va anche difeso dalla destra che si accanisce contro i più poveri.

Va perseguito lo Ius soli, ma anche lo ius scholae.

I migranti vanno salvati anche se si trovano in acque libiche o tunisine.

Insomma, il PD avrà una linea unitaria, ma plurale.

Il tutto è confermato dalla composizione della segreteria.

Ossia:

un po’ di art 1, rientrato al grido di “avevamo ragione noi”,

un po’ di vetero comunisti,

un po’ di sardine,

un po’ di riformisti,

il prezzemolo di Franceschini.

Fa tenerezza la Schlein quando, chiamando l’assemblea alla standing ovation, urla: “farò la guerra ai capi bastone e ai cacicchi”.

Il tempo di urlare il rompete le righe e le correnti sono subito uscite dalla porta e rientrare dalla finestra, camuffate e riverniciate.

Con Schlein in direzione sono schierati ad esempio i franceschiniani, mentre con Bonaccini ci sono quelli che hanno seguito Fassino in Iniziativa Democratica.

Lo stesso vale per i lettiani, spostati in prevalenza su Bonaccini, mentre l’ex segretario avrebbe votato Schlein.

Si sono divisi al congresso anche i Giovani Turchi, Orfini con Bonaccini, Gribaudo con Schlein.

Si è divisa anche la sinistra interna con Claudio Mancini con Bonaccini e Orlando e Provenzano con Schlein.

I post-renziani stanno alla finestra.

Restano in piedi due manifesti del PD, uno di veltroniana memoria e uno recente.

A decidere quale prevarrà, provvederà un congresso continuo.

 

 

UNA PRESA PER I FONDELLI


UNA PRESA PER I FONDELLI

Oggi, solo per ricerca di consenso popolare e opportunità politiche, non certamente per interesse nazionale, si cavalca la bandiera della pace, senza se e senza ma, creando una situazione di stanchezza psicologica che potremmo pagare caramente.

Frasi che circolano sempre più, come: “Stare nella Nato, sì, ma in modo critico”; “Sostenere gli ucraini, certo, ma senza essere supini agli americani”. «Armi per tenere in piedi l’Ucraina indipendente sì, per tenere in piedi la guerra no», sono la dimostrazione di una presa per i fondelli o una felloneria intollerabili.

 

 

CREMLINO PARANOICO


CREMLINO PARANOICO

Sin dalle prime ore, l’invasione russa dell’Ucraina ha generato una quantità impressionante di teorie del complotto, apparse principalmente sui social e sui siti della “controinformazione”, spesso legati alla propaganda russa.

Nonostante siano state smentite più volte, a distanza di un anno quelle stesse teorie hanno attecchito in profondità.

Ne riportiamo alcune, tratte dal sito “Newsletter Complotti”.

Laboratori segreti.

Secondo questa teoria, in Ucraina esisterebbe una rete di laboratori segreti, la cui posizione è variabile. Uno si sarebbe addirittura trovato nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, tutti finanziati dagli Stati Uniti. In questi luoghi si starebbero progettando armi chimiche e batteriologiche da usare contro la Russia, o addirittura si starebbe architettando una nuova pandemia globale.  Questa teoria è stata di fatto inventata da WarClandestine – alias di Jacob Creech, un ex veterano della Guardia Nazionale americana, nonché seguace di QAnon.

Dopo qualche settimana, la teoria compie ulteriori salti evolutivi: viene ripresa dalla propaganda russa e dal portavoce del ministero della difesa Igor Konashenkov, il quale sostiene addirittura che l’Ucraina avrebbe intenzione di usare pipistrelli, insetti e uccelli migratori per “spargere  agenti patogeni in Russia”. La teoria poi finisce sugli organi di stampa ufficiali cinesi e infine rimbalza nuovamente negli Stati Uniti, ripresa dal conduttore di Fox News Tucker Carlson. Recentemente la Russia l’ha tirata in ballo in sede ONU e Vladimir Putin in persona ne ha parlato in discorsi ufficiali.

Crisis actor.

Un’altra teoria molto gettonata è quella sulla presenza di crisis actor – cioè attori pagati – in diversi scenari del conflitto.  Come ha scritto il giornalista Jason Wilson, quella dei crisis actor è una “narrazione alternativa per spiegare gli episodi di violenza di massa: i governi, o altri poteri forti, simulano sparatorie o attentati e poi pagano degli attori per impersonare vittime, testimoni e passanti”.In sostanza creano una realtà parallela, e questo le rende particolarmente utili per un certo tipo di propaganda. Non sorprende, dunque, che nel corso del conflitto in Ucraina siano stati tirati in ballo molte volte; soprattutto a Mariupol e Bucha.

Dopo la liberazione della città vicina a Kyiv all’inizio di aprile – e la pubblicazione delle spaventose foto dei cadaveri disseminati per strada – su Internet sono apparse una valanga di notizie false e teorie infondate. Il ministro della Difesa russo ha falsamente affermato su Telegram che i corpi delle persone giustiziate sarebbero stati messi in strada dopo il ritiro delle truppe russe, intorno al 30 marzo.

Nazisti ebrei

Uno dei principali obiettivi dell’invasione dell’Ucraina, a detta di Putin e del governo russo, sarebbe la “denazificazione” del paese. Naturalmente si è sempre trattata di una giustificazione assurda, che col passare del tempo ha raggiunto livelli sempre più parossistici.

L’apice è stato raggiunto il primo maggio del 2022, con le sconvolgenti dichiarazioni del ministero degli esteri russo Sergei Lavrov durante l’intervista-comizio alla trasmissione Zona Bianca di rete 4.

Per Lavrov, la presunta “denazificazione” di un paese guidato da un presidente di religione ebraica è legittima perché “anche Hitler aveva sangue ebreo” e comunque “gli ebrei sono i più convinti antisemiti”. In pratica, Volodymyr Zelensky è assimilabile a Hitler; tant’è che, ha rincarato il ministro, “in ogni famiglia c’è un mostro”.

La teoria girava già negli anni venti del secolo scorso, ma è diventata nota nell’immediato dopoguerra grazie ad Hans Frank, un gerarca nazista condannato a morte a Norimberga. Nelle sue memorie, Frank ha falsamente affermato che la nonna paterna di Hitler sarebbe rimasta incinta mentre lavorava a casa di una famiglia di religione ebraica di Graz.

A ogni modo, la leggenda dell’ascendenza ebraica del Führer serve soprattutto a razionalizzare la disfatta nazista nella Seconda guerra mondiale e sminuire l’Olocausto. Di sicuro, è una delle teorie del complotto più screditate di sempre.

Per questo, la classe politica russa ha davvero oltrepassato ogni limite, con la teoria di “Hitler ebreo” – e ormai “dicono davvero qualsiasi cosa, senza alcun freno”.

Occidente satanista

Nella retorica di Putin, dettata anche dal fatto che “l’operazione militare speciale” in Ucraina non è andata come sperava, il nemico della Russia è diventato progressivamente l’intero Occidente “decadente”.

Nel discorso del 30 settembre 2022 con cui ha annesso quattro regioni occupate, il presidente russo ha parlato di “dittatura delle élite occidentali” che puntano a “negare l’umanità” e “rovesciare la fede e i valori tradizionali”. Secondo lui, la “soppressione della libertà” ha ormai assunto “le caratteristiche di una religione: quella del satanismo”.

Nella visione del mondo di Putin, cose come i diritti civili, i diritti delle minoranze, l’identità di genere e il femminismo sono dunque attacchi mortali alla società “tradizionale”, sferrati direttamente dal Demonio e dai suoi emissari.

In questo, i punti con le teorie di QAnon sono totali. I seguaci del movimento complottista sono convinti che gli Stati Uniti siano segretamente controllati da una cricca di pedofili satanisti, e che solo Trump e i suoi alleati possano sconfiggerla.

Non è affatto un caso che Putin sia una figura idolatrata da estremisti di destra e complottisti occidentali: usa gli stessi miti e ragiona come loro.

Dopotutto, ogni teoria del complotto che si rispetti è una lotta escatologica tra il Bene e il Male – e Satana rimane il miglior boss finale di tutti i tempi.

Il miliardo d’oro

Per finire, c’è una teoria strettamente legata alle fantasie sul “satanismo occidentale” ma meno conosciuta al di fuori della Russia: quella del “miliardo d’oro”.

L’espressione designa una netta divisione del mondo in due blocchi contrapposti: il “miliardo d’oro”, cioè le “élite occidentali”, da una parte; e il resto del pianeta, Russia in testa, dall’altra.

La teoria è nata all’inizio degli anni Novanta, contestualmente al crollo dell’Unione Sovietica. L’ha resa popolare l’autore Anatoly Tsikunov in una serie di articoli e in libro del 1990 intitolato Un piano per il governo mondiale: la Russia e il miliardo d’oro.

La sua tesi principale – che per certi versi è l’ennesima variazione sul tema de I Protocolli dei Savi di Sion – sostiene che fantomatiche “élite globali” vogliono impadronirsi delle ricchezze naturali ed economiche della Russia.

Vladimir Putin sembra essere convinto della bontà della teoria, tanto da citarla a più riprese nel corso della sua carriera politica: la prima addirittura nel 2000, e l’ultima lo scorso luglio. “Il modello di dominazione che vuole imporre il cosiddetto miliardo d’oro è ingiusto,” ha detto il presidente russo, “ed è razzista e neocolonialista, perché divide il mondo in popoli di serie A e popoli di serie B”.

Ovviamente, è una teoria è priva di ogni fondamento – specialmente se rapportata a quanto successo nell’ultimo anno. L’aggressione è stata lanciata anche e soprattutto con la convinzione che la popolazione ucraina sia inferiore a quella russa, e che lo stato ucraino sia una finzione.

Inoltre, l’isolamento internazionale della Russia è dettato dalle sue azioni – non è certo il risultato di un complotto.

Ma a Putin conviene dire che sia così. Se usate in maniera strategica, le teorie del complotto sono spesso e volentieri l’unico modo di ribaltare una realtà sgradita a un potere autoritario.

(Tratto, in parte, da un articolo pubblicato anche sulla newsletters Complotti!)

 

 

 

QUEL “NON DI MENO” CHE NEGA LA REALTÀ STORICA DEI FATTI


QUEL “NON DI MENO” CHE NEGA LA REALTÀ STORICA DEI FATTI

Scrive Marco Tarquinio su “Avvenire”, giornale di cui è direttore.

“Un anno intero è passato, anzi è finito, anzi è stato finito, letteralmente fatto a pezzi nelle terre orientali d’Europa. Un anno intero di tradimenti, di guerra e di propagande di guerra. Quella russa di Vladimir Putin, innanzitutto, ma non di meno quella dell’occidente”.

Ora, si capisce benissimo che l’accostamento logico tra “innanzituto” e “non di meno” sia un espediente retorico per distinguersi, da un né né che punta alla resa di Zelensky ribattezzandola “negoziato”.

Ma insomma quel “non di meno” è più di uno scivolone perché costituisce la pura e semplice negazione della realtà storica dei fatti, la pura e semplice negazione di ciò che è accaduto il 24 febbraio del 2022.

Occorre solo ricordare a Tarquinio, cattolico di cristallina sensibilità, che tutte le persone torturate e giustiziate ai bordi della strada di Bucha sono ucraine.

Che tutti i bambini deportati (ripeto: deportati) sono ucraini.

Che tutte le donne maltrattate e stuprate sono ucraine.

Che tutti gli ospedali pediatrici bombardati ospitavano bambini ucraini.

Che tutte le città sventrate sono ucraine.

Che tutti i civili ammazzati sono ucraini, compresi gli ucraini russofoni che in nessuna di queste città hanno accolto i russi aggressori e sterminatori con manifestazioni di gratitudine per una “liberazione” ottenuta con una ferocia assoluta.

Che tutti i cristiani che chiedevano il coprifuoco per celebrare il Natale erano ucraini a cui la Russia imperiale ha risposto con un niet.

E dunque che gli ucraini sono le vittime di una guerra che non hanno voluto e che ogni accostamento o equiparazione tra le vittime e i loro carnefici (“non di meno”) sembra proprio il segno di una cecità autoimposta.

Quel “non di meno” che nella prosa di Tarquinio tradisce un certo imbarazzo per la vicinanza con la variegata e multicolore, un po’ rossa e un po’ nera, compagnia di minimizzatori delle responsabilità di Putin.

 

 

 

INDIFFERENZA MORALE


INDIFFERENZA MORALE

A coloro che desiderano la pace in Ucraina pur se questo significa soddisfare Putin e limitare le libertà degli ucraini, dedico questo stralcio di un articolo scritto da De Bortoli e pubblicato stamattina sul Corriere.

Ciò che più mi colpisce negli italiani che negano il loro appoggio alla causa ucraina è una cosa che non saprei che definire in un modo: indifferenza morale.

Ma come? Non gli dice nulla la figura di Putin?

Non significa nulla che si tratti di un signore il quale negli anni ha già aggredito due o tre Paesi, ha condotto un po’ dappertutto feroci guerre di sterminio, radendo al suolo intere città, e non perde occasione per sbandierare le sue ambizioni imperialistiche?

E davvero per questi nostri concittadini è del tutto indifferente, è una cosuccia da niente, che ad ogni momento, egli vomiti disprezzo sul nostro modo di vivere, su tutto quello che siamo, sulla nostra libertà?

E davvero per loro conta poco o nulla, ai fini del giudizio da dare sulla guerra in corso, il fatto che uno dei contendenti, cioè il sullodato Putin, sia un organizzatore compulsivo di assassinii politici, un abituale avvelenatore di avversari, uno incline a spedire in galera (come minimo) chiunque osi opporsi alle sue decisioni?

Come si spiega, una simile gelida impassibilità di fronte a realtà così evidenti?

Come si spiega dopo tutto quello che è accaduto in Europa nel ’900, questa indifferenza ai crimini di guerra più atroci, premeditati, ripetuti, documentati, commessi dalle truppe russe in Ucraina?

Non è a dir poco sorprendente che oggi, qui in questo Paese, ci siano tanti pronti ad andare in brodo di giuggiole per l’esibizione sanremese di Benigni in lode dei valori della Costituzione, ma per i quali rapire e deportare migliaia di bambini ucraini, come hanno fatto i russi nelle zone occupate, non voglia dire sostanzialmente nulla, per decidere da quale parte stare?