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FRANCOBOLLO DEDICATO A BERLUSCONI?


BERLUSCONI E  GLI DEDICANO UN FRANCOBOLLO

Senza scrupoli, tutto pur  di fare soldi, anche e soprattutto la politica perché gli ha dato potere.

Ma chi era veramente? 

Personalmente non ho mai dimenticato questo episodio e fu uno dei miei primi articoli sul blog:

“Io non apprezzo Berlusconi, non lo stimo, non condivido nulla né della sua vita, né della sua politica di governo.  Nutro un disprezzo profondo verso di lui. La sua persona mi procura un disagio fisico. L’origine di tutto questo risale agli anni 1970-1980 e fu il modo con cui venne in possesso della villa “San Martino” di Arcore.

Per capire il personaggio, un breve accenno alle modalità “politiche” di fare soldi, ovvero la  parte finanziaria del grande maestro, quella che forse è comune anche ad altri imprenditori, più o meno furbi o spregiudicati.

** Fare il costruttore senza soldi, ma con i soldi della Banca Rasini di Milano, diretta da suo padre.

** Costruire case e palazzi fuori dai piani regolatori, più alti tanto che si costringe persino l’autorità preposta a deviare le vie aeree, deviate anche per valorizzare le nuove costruzioni di Segrate (Milano2).

** Usufruire di una piccola banca, quella di piazza Mercanti a Milano che diventa una fonte “miracolosa” di soldi. In relazione a questo fatto, in quegli anni, la Lega tuonò, dai suoi giornali, le famose 11 domande, che dovevano chiarire i rapporti tra Berlusconi e la mafia, sospettata, forse a ragione, di essere l’origine nascosta dei soldi misteriosi che crescevano a vista d’occhio in quella micro banca milanese. A queste domande, naturalmente Berlusconi non ha mai risposto.

** Creare un labirinto di società, intricate l’una nell’altra con a capo persone tipo casalinghe, zie e zii, cugini vari, svizzeri e svizzere di sua conoscenza, per cui qualsiasi ricostruzione sulla loro origine, di quanto valessero, dove fossero collocate, divenne problematica. Un intrigata faccenda, quelle delle società a scatole comunicanti, che neppure il Pubblico Ministero, Antonio Di Pietro, è riuscito  a ricostruire completamente, anche se ha capito benissimo che servivano a moltiplicare i soldi, in modo miracoloso. Soldi, a valanghe, della cui provenienza, nulla è dato a sapere. Mistero dei misteri.

E fin qui, si parla di soldi, il piatto dolce di Berlusconi imprenditore, che intanto, con i favoritismi,  le corruzioni e gli scambi di mazzette, fra lui, Craxi e Mammì, è diventato anche proprietario di tre reti televisive.

Ma l’episodio che, secondo me, ha svelato il vero modo di agire di questo uomo, la sua assenza di moralità, la sua spregiudicatezza e la sua cattiveria, è stato “l’acquisto” della villa San Martino di Arcore. Un acquisto che è rimasto un giallo irrisolto e soprattutto una ingiustizia feroce.

La villa di Arcore è un ex convento rinascimentale, per secoli appartenuto alla famiglia Casati Stampa Soncino. Una villa con 145 stanze, arredi antichissimi, collezioni pregiate di quadri e libri, ettari di parco pieno di fiori ed alberi molto rari.

Il marchese Casati, Camillo, il 30 agosto 1970, uccide la moglie, Anna Fallarino, sorpresa con l’amante e poi si toglie la vita.

Passata la curiosità dell’omicidio-suicidio del marchese e della moglie, il patrimonio passa alla figlia Annamaria Casati Stampa di 19 anni, minorenne. In quegli anni la maggiore età si acquistava a 21 anni.

La ragazza si trova un’eredità di due miliardi e 403 milioni, che al netto delle tasse diventano 1 miliardo e 965 milioni di lire. Annamaria decide di lasciare l’Italia e lo scandalo della morte dei suoi genitori e va a vivere in Brasile. Il 27 settembre 1972 affida i suoi beni, senza limitazioni di mandato,  ad un avvocato, di nome Bergamasco, suo ex tutore che, nel frattempo, era diventato un ministro del governo Andreotti. Tra i vice di questo avvocato diventato ministro, c’è Cesare Previti e a lui, Annamaria, nell’autunno del 1973, affida l’incarico di vendere Villa San Martino, “con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere”.

L’acquirente si materializza nella persona di Silvio Berlusconi, che ha appena costruito Milano2 e vuole smettere i panni del palazzinaro per indossare quelli di “Sua Residenza” ed è in cerca di una dimora “adeguata” per rappresentare se stesso nella elite della imprenditoria.

Il mediatore di questa compra-vendita è Cesare Previti, figlio di Umberto che negli stessi anni in cui Berlusconi costruisce il suo labirinto societario, compare in quel “busillis” di Berlusconi.

Pochi mesi dopo il prezzo che Silvio Berlusconi riesce a “pattuire” con Previti per la villa San Martino è di 500 milioni di lire.  Cioè riesce a comprare una villa di quel tipo, settecentesca,  del valore di 1 miliardo e 965 milioni di lire, pagandola un quarto del valore. 

Notare che con questi soldi 500 milioni, include anche la pinacoteca, il parco, gli arredi e la biblioteca, espressamente esclusi, su richiesta della venditrice, ma lui prende tutto lo stesso, se ne frega delle volontà della venditrice. Un uomo già straricco, ruba e truffa una ragazza, complice ovviamente il fido Previti.

Gli scrittori Guarino e Ruggeri, hanno scritto un libro a tal proposito intitolato “Inchiesta del signor tv” (Editore Kaos), nel quale indagano a fondo su quella vendita, che io chiamo furto vero e proprio. Come al solito sono stati querelati da Berlusconi per diffamazione, ma nel 2000, hanno vinto la causa: nessuna diffamazione era stata scritta, solo verità supportate da centinaia di documenti.

500 milioni di lire sono nulla, per una villa settecentesca di 3500 metri quadri  con tutti gli annessi. L’acquirente ha commesso un vero e proprio “raggiro” nel confronti della ragazza, ancora sconvolta, presumo, dalla morte violenta dei suoi genitori.

Ma i raggiri nei confronti di Annamaria, non si limitano a pagare la villa e tutto il contorno un quarto di quello che vale, infatti Berlusconi, mette in atto altri raggiri.

*** Il primo raggiro: Berlusconi dilaziona il pagamento di questa cifra ridicola, fino al 1980 (l’atto di cessione è del 2 ottobre 1980), ma, quel che è peggio, Annamaria continua a pagare le tasse.

*** Il secondo raggiro si attua il 4 maggio 1979, quando nasce l’immobiliare Idra, una spa nella già affollata galassia societaria di Berlusconi, società che ancora oggi gestisce almeno 12 tra le dimore berlusconiane, tra cui Villa Certosa, Arcore e Macherio. Nel consiglio di amministrazione della società Idra siedono i Previti, padre e figlio, la società riesce ad ottenere dalle banche due superfinanziamenti sulla villa di Arcore, appena pagata solo mezzo miliardo di lire: e sono 7 miliardi di lire, subito rigirati alla Cantieri riuniti (altra società berlusconiana), più altri 680 milioni di lire.

 E’ stato compiuto un delitto perfetto, ben remunerato.

 Arcore è poi diventata quello che sappiamo: il rifugio di Berlusconi, la cabina di regia del governo, una dimora vincolata dal segreto di Stato, un mausoleo che custodisce grandi segreti.

Siamo nel 1980, l’anno del terremoto in Irpinia, della strage di Bologna, delle partite di calcio truccate e della “Milano da bere”. Si apre la stagione dell’edonismo, della crescita del debito pubblico, dell’era craxiana e della apertura, a scatola chiusa, delle televisioni private a Berlusconi, alla sua visibilità e quindi alla sua voglia di potere politico, che da oltre 15 anni sta imperando.

Comunque sia quell’episodio di furberia, di tradimento di una ragazza che meritava il suo patrimonio, e averglielo rubato letteralmente, mi ha fatto schifo, letteralmente schifo e da allora Berlusconi potrà anche vivere centinaia di anni, diventare papa, o fare tutto quello che vuole, ma per me rimarrà un uomo privo di scrupoli, privo di coscienza, con la moralità ed il  comportamento etico sotto le suole delle scarpe. Un uomo che, tra l’altro, ha messo sotto la suola delle scarpe anche la donna che è diventata una merce da comprare e da vendere, al pari delle sue società finanziarie.

E’ questa la moralità che lui dice, ora, di avere introdotto nella politica italiana? Povero Paese, Povera Italia.

Infine, nel 2008, il comune di Arcore ha concesso a Berlusconi, l’ampliamento della villa San Martino. Un intero paese al servizio di un uomo. Rinnovamenti, ampliamenti, miglioramenti, cambiamenti costosi, effettuati in una dimora “coperta da segreto di Stato” e quindi tutte spese a carico del “solito” contribuente, vale a dire: a carico nostro”.

(Fonti: “Inchiesta sul signor tv” di Guarino e Ruggieri, ed. Kaos; Quotidiani: Corriere della Sera e l’Unità)

IN GIRO PER L’ITALIA IN CERCA DI “COMMISSARI”


IN GIRO PER L’ITALIA IN CERCA DI “COMMISSARI”

Un giro nella libreria alla scoperta di “Commissari” nella letteratura gialla italiana, mi ha fatto fare un po’ il giro d’Italia.

Accanto ai più famosi Montalbano (Camilleri – Sicilia), Coliandro (Lucarelli – Bologna) e Guerrieri (Carofiglio – Bari), ne ho trovati molti altri assai interessanti.

Trieste – E’ uscito da poco l’ultimo romanzo di Roberta De Falco “Il tempo non cancella” (Sperling&Kupfer). Torna il Commissario Benussi a dipanare la matassa di un lungo rancore tra Istria e Italia. E torna una città sospesa tra mare e monti piena di sole anche nel buio di un crimine.

Brescia – L’ex magistrato Gianni Simoni ha ambientato a Brescia le avventure del Commissario Miceli e dell’ex giudice Petri. “Troppo tardi per la verità” (Tea) è il titolo della loro ultima fatica investigativa che prende le mosse da quello che pare un tragico episodio di pirateria stradale e invece è un intreccio di storie torbide a base di gioco e denaro sporco. Restando in zona si trova il Lago di Ardese, una invenzione geografica (forse si tratta del Lago di Garda), della magistrato-scrittrice Roberta Callego. Il suo “collega” Alvise Guarnieri, con il fido maresciallo Alfano (arrivati con questo “Il sonno della cicala” (Tea), devono capire come abbia fatto Malachia Duprè, anziano e ricco produttore di vino Barolo a finire a faccia in giù nell’acqua.

Crema – In provincia di Crema è ambientato il thriller “Un giorno perfetto per uccidere” (Newton Compton) di Mario Mazzanti, che nelle nebbie padane tesse la trama del rapimento di Ami, una bambina senegalese. Il Commissario Sensi arruola Claps, criminologo rimasto quasi ucciso in un altro caso, per una verità che appare tremenda: c’è un serial killer che colpisce da anni.

Cremona – Qui si fa conoscenza del Gorilla, il detective scalcagnato e schizofrenico inventato da Sandrone Dazieri. Sono storie di un’umanità perduta e dolente, come il protagonista, sempre divisa da sé stessa. L’eco lontana della militanza politica, la droga, il crimine. Anche se Dazieri, in questo 2014, ci ha dato “Uccidi il padre” (Mondadori), corposo romanzo ambientato tra Cremona e Roma in cui l’improbabile alleanza tra una donna poliziotto (in crisi) e un criminologo schizzato (da sempre) porta alla scoperta di una congiura militare.

Genova – Qui si fa la conoscenza con Bacci Pagano, il detective dei caruggi, una figura scomoda perché legata nel profondo alla città e soprattutto al suo passato operaio e partigiano. In “Un conto aperto con la morte” (Garzanti), Bacci, ferito in modo serio durante un precedente “caso”, accetta di raccontarsi allo scrittore Vasco. Da lì a cercare di capire chi poteva volerlo morto, il passo è breve. È un’altra delle belle storie italiane di Bruno Morchio, lo psicologo scrittore genovese.

Firenze – E’ la città di Marco Vichi e del suo Commissario Bordelli. La storia più recente “Fantasmi del passato” (Guanda) è ambientata nel 1967: i segni dell’alluvione dell’anno prima sono ancora evidenti e il malinconico poliziotto deve indagare sulla morte di un facoltoso signore ucciso in villa in modo stranissimo: con un colpo di fioretto.

Roma – In una Roma bellissima, quella creata da Donato Carrisi, che ha appena riportato in scena il penitenziere Marcus in “Il cacciatore del buio” (Longanesi). Questa volta una serie di misteriosi omicidi mette il prete investigatore sulle tracce di una setta crudele che si muove in un’Urbe reale e ricreata insieme, sotterranea, piena di angoli oscuri, dove ogni opera d’arte contiene un presagio.

Napoli – Con “Vipera”(Einaudi), l’ultima fatica dell’instancabile Maurizio De Giovanni, il Commissario Ricciardi, l’uomo che “sente” l’ultimo pensiero dei morti di morte violenta, indaga sull’assassinio della prostituta più bella e più famosa di Napoli. È il 1932 e la città in cui Ricciardi si muove non potrebbe essere più affasciante e più drammatica di così.

Bologna –  Con il loro primo libro “Passi” (Giraldi) Zap&Ida presentano Amareno Fabbri, commissario capo della questura di Bologna. Questo commissario si trova a dover risolvere una catena di omicidi efferati e misteriosi avvenuti in città, in una fredda notte di novembre. Dotato di intuito, ironia, passione per il suo lavoro, onestà, non si piega di fronte al potere, spesso corrotto e compiacente (una sorta di Serpico in salsa bolognese), arriverà alla fine a mettere luce sugli avvenimenti che coinvolgono un’umanità varia petroniana.

Inoltre:

L’Alligatore (*)

Frutto della fantasia dello scrittore Massimo Carlotto, l’Alligatore è uno dei personaggi che hanno contribuito a innovare la scena letteraria del romanzo giallo in Italia. Quando apparve nel 1993 fu come un fulmine a ciel sereno: un investigatore che usciva di galera, aveva pochissima fiducia nelle istituzioni, era ossessionato dalla giustizia e dalla verità al punto di accettare solo casi in cui era stato fatto un torto ai più deboli. Uno strano personaggio dunque, il soggetto necessario per raccontare l’Italia contemporanea: il groviglio tra economia e criminalità, le contraddizioni della giustizia e della politica.

Il commissario De Luca (*)

De Luca è un poliziotto scomodo, antieroe per eccellenza, creato da Carlo Lucarelli. Ha vinto il concorso nel 1928, è stato il più giovane commissario della polizia italiana, con tessera del Partito; e con tessera anche durante Salò e nella squadra politica della Muti. Le sue indagini sono ambientate in un periodo che va dal 1938 al 1948, dal fascismo agli albori della Repubblica. E se il commissario deve prima vedersela con le camicie nere, poi dovrà fare i conti con la nuova classe politica democristiana.
De Luca si trova invischiato nel difficile passaggio dal regime alla lotta partigiana. Eroe per caso, antieroe per vocazione: troppo bravo e troppo “pulito” per non diventare molto scomodo, non solo durante il fascismo, ma anche dopo.

Il commissario Ferraro (*)

Commissario “con la patente di quartoggiarese”, chiodo o ciòd per gli amici, Ferraro è un uomo senza particolari qualità, separato con una figlia, vive da solo. Attorno a lui ruotano poliziotti surreali, spacciatori, imprenditori rampanti, contrabbandieri, informatori, pendolari, “sciure” e manifestanti: il popolo di una città, Milano, e della sua periferia. Un personaggio nato dalla penna di Gianni Biondillo, scrittore dotato di uno sguardo pungente e insieme compassionevole, rivolto agli ultimi, ai derelitti, ai dimenticati.

L’ispettrice Negro (*)

Dalla penna di Carlo Lucarelli nasce il personaggio di un’investigatrice. Si tratta di Grazia Negro, poliziotta della Squadra Mobile, specialista nella caccia ai latitanti. Si occupa di serial killer, in una Bologna tutt’altro che serena e paciosa, nella quale agiscono, anzi operano, l’Ingegnere (Lupo mannaro), l’Iguana (Almost blue), il Pit Bull (Un giorno dopo l’altro) e il serial killer di Il sogno di volare. In un mondo che sembra fatto solo per gli uomini, è lei a guidare la caccia al lupo cattivo.

Il commissario Ponzetti (*)

Romano del quartiere San Giovanni, marito fedele e padre affettuoso, Ottavio Ponzetti, commissario capo dei Parioli, è uno sbirro vecchia maniera che ama le citazioni letterarie e si diverte ad entrare nella psicologia dei singoli indagati, per comprendere le loro vite e i loro desideri segreti. Nato dalla fantasia dello scrittore Giovanni Ricciardi, Ponzetti è diventato ormai una figura ben riconoscibile nell’immaginario romano, come Rugantino o Totti, e come loro incarna vizi e virtù della capitale: scetticismo, bonarietà e simpatia, perspicacia e un pensiero intuitivo. Lo scrittore Marco Lodoli lo ha definito il «Montalbano romano».

Il commissario Soneri (*)

Personaggio creato dallo scrittore e giornalista Valerio Varesi, il commissario Soneri è introverso, taciturno, riconoscibile nella sua malinconica umiltà, amante della buona tavola e del vino della sua terra, l’Emilia. L’epicentro delle sue indagini è soprattutto la città di Parma, ora misteriosa, ora beffarda in cui il commissario Soneri risolve casi in apparenza indistricabili.

(*) Tratti dal sito http://www.biblioteca.comune.pesaro.pu.it/index.php?id=13162