Archivi Mensili: marzo 2024

E COSÌ TUTTO TORNA


E COSÌ TUTTO TORNA

Le contestazioni di queste settimane, in nome della pace, dello stop alla guerra, della fine del genocidio, non possono essere rubricate alla sola voce antisemitismo.

Non solo o non tanto perché nessuno grida ancora al complotto giudo-demo-pluto-eccetera, ma perché striscioni e manifestazioni hanno dentro più cose, e non se ne capisce a fondo la natura se la si riconduce solamente all’avversione nei confronti degli ebrei e dell’«entità sionista».

Che c’è, purtroppo, e si fa sentire, ma collegata a una certa interpretazione della storia e dell’Occidente, che è il primo bersaglio delle proteste in corso.

Che cosa ci fa Israele in Medio Oriente?

Cosa c’entra con i paesi arabi e musulmani uno Stato voluto dagli europei e dagli americani per risarcire gli ebrei del crimine della Shoah?

Come si può tollerare, in un mondo decolonizzato, questo resto di una logica coloniale imposta dall’Occidente al resto del mondo?

Come si può giustificare un avamposto degli Stati Uniti in quell’area, se non in nome del petrolio e di inconfessabili interessi economici?

Gratta gratta, sotto la geopolitica c’è l’economia, ed economia significa capitalismo, e capitalismo significa egemonia americana e strapotere finanziario, politico, militare.

La storia che raccontano quelli che stanno con la Palestina libera dal fiume al mare (cioè: senza Israele di mezzo) è fatta così, molto all’ingrosso ma ben inscritta in umori e passioni radicate e in un patchwork ideologico che non sarà una ricognizione storiografica meno semplicistica, o meno dozzinale, a mandare in pezzi.

Israele è la potenza occupante: questo è il punto, dicono.

Dopodiché, come accade purtroppo a tutti i capri espiatori, Israele diventa disinvoltamente pars pro toto, e il tutto che rappresenta, violente o nolente, è l’Occidente con i suoi torti.

Questa chiave di lettura si vede benissimo nel differente trattamento che viene riservato alla guerra in Ucraina.

Cosa c’è di occidentale, lì: la Nato?

Ed è dunque alla Nato e ai paesi Nato che si addossano le vere responsabilità (ha provocato la Russia accerchiandola, e ora non smette di alimentare il conflitto sulla pelle degli ucraini), ma anche al più cieco odiatore dell’Occidente che sposa senza difficoltà questa versione dei fatti, per la gioia di Peskov e della propaganda putiniana, riuscirà difficile esprimere solidarietà al popolo russo per le bombe che piovono pur sempre sul suolo ucraino.

Nel conflitto medio-orientale non c’è da avere di questi imbarazzi: la guerra è a Gaza e le vittime sono i civili palestinesi. E quella che Israele chiama la sua sicurezza è solo il suo sopruso. Non è pensato, in genere, come un sopruso, esistenziale, ontologico, razziale, ma è descritto come la prepotenza di un paese militarmente più forte, appoggiato, sostenuto, foraggiato dall’Occidente capitalistico.

 E così tutto torna.

SERVE UN DISEGNINO?


SERVE UN DISEGNINO?

Ora c’è un orco aggressore, Putin.

Comanda da molto tempo una grande potenza nucleare cui la guerra fredda non basta più, è pronta ad espandersi, determinata, e lo fa senza ritegno, da anni, sfruttando la sonnacchiosa ignavia dei Paesi occidentali.

E forse proprio per questa ignavia l’orco si è fatto sempre più baldanzoso e ora procede a colpi di “operazioni militari speciali”, ovvero aggressioni ed invasioni di Paesi confinanti.

Da oltre due anni il mondo è costretto a sopportare un’azione aggressiva di espansione militare che non può essere camuffata da altro e di giorno in giorno si fanno sempre più nette le affinità con quello che avvenne in Europa nel 1938, quando Hitler, “il grande dittatore”, pretese di appropriarsi dei famosi Sudeti, ovvero un pezzo della Cecoslovacchia, né più né meno come fossero la Crimea o il Donbass oggi.

Le potenze occidentali nicchiarono, si ritrassero, nessuno voleva prendere di petto il minaccioso tiranno tedesco.

Non ravvisate le mostruose analogie?

Certo, tutti speriamo in un epilogo diverso, ma dimenticare questo passato recente è da pazzi incoscienti.

E allora, occorre che Europa si svegli seriamente e cerchi di prendere l’iniziativa, ben sapendo che senza fare nulla la conclusione è facilmente prevedibile.

Certo, fa impressione dover parlare di guerra 80 anni dopo. 

 E’ davvero un brutto discorso.

Fortunatamente, per ora è solo un discorso ma, se non vogliamo che la situazione precipiti, cerchiamo di convincerci che, se Putin vince e occupa l’Ucraina, non è solo l’Ucraina ad essere sconfitta, ma tutta l’Europa ed il mondo occidentale.

Come allora, sugli Stati Uniti non è detto che si possa contare, dovesse vincere l’altro orco Trump. Allora entrarono in guerra solo nel 1942, dopo Pearl Harbor: l’Inghilterra sostenne praticamente da sola il peso della resistenza per quasi due anni, mentre Hitler dilagava.

Oggi non sarà più come allora, ma sarà meglio tenere ben a mente che la democrazia, bene prezioso, certamente non si esporta; la democrazia si conquista, e dopo bisogna difenderla, ché democrazia e pace non sono affatto garantite per sempre.

La Storia può precipitare nel baratro in men che non si dica. Cerchiamo almeno di non dimenticare.

E’ tutto chiaro o serve un disegnino?

 

BANDIERA BIANCA


BANDIERA BIANCA

[Un articolo che molti avranno letto, ma che vale la pena tenere nel blog, a futura memoria]

Un’intervista televisiva a Papa Francesco che ben si può giudicare esplosiva, registrata a Casa Santa Marta in Vaticano il 2 febbraio 2024 e che sarà mandata in onda dalla televisione della Svizzera italiana il 20 marzo prossimo, è stata anticipata nel pomeriggio di sabato 9 marzo. Ci si può chiedere il perché di questi tempi lunghissimi. Tanto più su un tema di battente attualità, qual è la guerra. Esattamente un anno fa la TSI aveva realizzato una prima intervista (condotta da Paolo Rodari), ma il lancio aveva preceduto solo di un paio di giorni la messa in onda.

Un’altra domanda da porsi è su quanti, dentro e fuori del Vaticano, fossero a conoscenza del contenuto delle dichiarazioni del Pontefice, che non hanno fatto certamente il giro del mondo per l’ennesimo invito al negoziato sulla guerra in Ucraina, ma solo per l’invito a Kiev ad alzare bandiera bianca. Un‘affermazione talmente dirompente, si direbbe oltre qualsiasi aspettativa russa (ultra petita, in linguaggio giuridico, è quando la condanna è superiore alla richiesta dell’accusa) da aver spinto persino il portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova a “declassarlo” a un invito all’Occidente, non a Kiev.

La terza domanda è chi abbia gestito un timing così problematico, che ha poco a che fare con il giornalismo. Quando hai un’intervista o una notizia del genere non la pubblichi con mesi di ritardo. A meno che non si attenda il momento giusto da altri punti di vista o essa si inscriva nella pressione mediatica e diplomatica che sta accerchiando Kiev. E da questa prospettiva è certamente adesso il momento giusto: in coincidenza con la campagna europea di Vladimir Putin che procede a ritmi accelerati, mentre Donald Trump, ormai sicuro della nomination repubblicana, si dice pronto a ottenere la pace in Ucraina in pochi minuti, alle condizioni di Mosca è il sottinteso.

Ucraini “sconvolti” per le parole del Papa. “Nessuno chiese di negoziare con Hitler”

di  Huffpost

Il “lancio” è stato deciso dalla emittente svizzera, ha spiegato il portavoce della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni. Le pubbliche relazioni della emittente hanno fatto sapere che l’intervista era stata concordata con il Vaticano all’interno di un programma “culturale”, il magazine Cliché, le cui trasmissioni sono iniziate il 6 marzo. Fatto sta che poco dopo il lancio, che in ogni caso viene sempre concordato con il Vaticano, il testo integrale della stessa intervista è stato pubblicato sul sito Vatican News, questo sotto il controllo del Prefetto del Dicastero della Comunicazione Paolo Ruffini e di Andrea Tornielli. Lo stesso Bruni ha fatto una dichiarazione di messa a punto nella serata, ma soltanto ai giornalisti che l’hanno richiesta. Non c’è stato nessun comunicato ufficiale in senso proprio, insomma.

La responsabile comunicazione dell’emittente, Doris Longoni, ha smentito che ci siano “fuorionda dell’intervista” realizzata dal conduttore della trasmissione, Lorenzo Buccella, specializzato come critico cinematografico, capo del team editoriale del Premio Pardo del Festival di Locarno, in passato corrispondente da Roma e Vaticano per quattro anni, precisando a Huffpost che ci sono stati degli “off the record“ ma niente filmati girati fuorionda. Restano tutte le altre domande.

Bandiera bianca. Il Papa dà il colpo di grazia alla martoriata Ucraina

https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/03/10/news/sul_pontefice_sventola_bandiera_bianca_in_attesa_dei_fuorionda-15340270/?ref=fbph&fbclid=IwAR1vQzzbroL7gXOLijzBCdPzrqRa-Pg3Hw3jgEdm2MgEo3VRQzkPmX8D-kA

Nota:

15 marzo 1939. Le truppe del Terzo Reich occupano l’intera Cecoslovacchia ed entrano a Praga, fendendo la folla dei praghesi che piangono e agitano i pugni per protesta contro le democrazie occidentali che li hanno abbandonati, col Trattato di Monaco, per inseguire il miraggio di una pace effimera quanto truffaldina. Seguiranno infatti, in pochi mesi, le invasioni naziste della Polonia, della Danimarca, della Norvegia, dell’Olanda, del Belgio e della Francia.
In 85 anni abbiamo dimenticato tutto e non abbiamo imparato niente.

A COSA SERVE LA POESIA


A COSA SERVE LA POESIA

Vi faccio un esempio.

Prendete una coppia che va abbastanza bene: due o tre lustri di convivenza casa figli interessi comuni.

I coniugi però, non essendo né sordi né orbi, né privi di altri sensi, naturalmente non immuni dal notare che il mondo è pieno di persone attraenti dell’altro sesso di cui alcune, per circostanze favorevoli, sarebbero passibili di un incontro a letto. 

Sorge allora un problema che propone tre soluzioni. 

La prima è la tradizionale repressione, non concupire eccetera, non appropriarti dell’altrui proprietà, per cui il coniuge viene equiparato a un comò Luigi XVI o a un televisore a colori o a un qualsiasi oggetto di un certo valore che non sarebbe corretto rubare. 

La seconda soluzione è l’adulterio: altrettanto tradizionale che crea una quantità di complicazioni, la lealtà (glielo dico o non glielo dico?), lo squallore di motel occasionali, la necessità di costruire marchingegni di copertura che non eliminano la paura di fastidiose spiegazioni. 

La terza soluzione è senza dubbio la più pratica: si prendono i turbamenti e i sentimenti, le emozioni e le tentazioni, si mescolano bene,  si amalgama l’immagine con un brodo di fantasia e ci si fa su una poesia che si mastica e si sublima, fino a corretta stesura sulla macchina da scrivere e infine si manda giù, si digerisce con un po’ di amaro d’erbe naturali e poi non ci si pensa più. 

Joyce Lussu