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ACQUAFORMOSA


ACQUAFORMOSA

Spesso mi diverto a scoprire da quali paesi arrivano gli ingressi al blog. Anche un solo ingresso mi incuriosisce. Le bellezze che scopro sono infinite e davvero sorprendenti. La storia, la posizione geografica, la tradizione.

Ecco per esempio: Acquaformosa, in provincia di Cosenza in Calabria.

Paese con poco più di 1.000 abitanti e incredibile per come sono messe le case. Si distende a gradinata su uno scosceso pendio. Bellissimo.

Ringrazio in particolare quel lettore che, con la sua curiosità, ha acceso la mia curiosità sul suo paese e mi ha fatto scoprire le bellezze del suo paese. Grazie.

Il comune fa parte della minoranza etno-linguistica albanese d’Italia (arbëresë), presente in tutto il territorio dell’Italia meridionale. La popolazione ne custodisce gli usi, i costumi e le tradizioni e conserva la lingua e il rito bizantino, soggetto alla giurisdizione ecclesiale dell’eparchia di Lungro.

La presenza degli arbereshe in Calabria risale al XV secolo, quando i profughi albanesi greci approdarono in Italia. Tale presenza segna anche lentamente la rivitalizzazione della presenza bizantina in Italia. Precisamente queste comunità iniziano a vivere nei territori italiani dopo il Concilio di Firenze del 1439 che dichiarò l’unione tra la Chiesa romana e la Chiesa greca. Iniziarono le migrazioni dei nostri Padri, a causa dello scoppio della guerra contro i turchi invasori.

[L’eparchia di Lungro (in latino: Eparchia Lungrensis) è una sede della Chiesa bizantina cattolica in Italia di rito orientale, immediatamente soggetta alla Santa Sede e appartenente alla regione ecclesiastica Calabria. Nel 2019 contava 32.750 battezzati su 32.950 abitanti. È retta dall’eparca Donato Oliverio].

UN PAESE SI E’ MAFIANIZZATO: QUESTA E’ L’ITALIA CHE NON AMO


 

 

Vicino a Bergamo, in un paese chiamato “Ponteranica” il 3 giugno 2008, era stato piantato un albero, un ulivo per la precisione,  per ricordare Peppino Impastato, vittima simbolo della mafia.

Pochi giorni fa questo albero è stato sradicato, e chi ha compiuto il gesto ha lasciato un biglietto, in dialetto, con su scritto “qui ci voglio un pino”.

Il sindaco leghista, Cristiano Aldegani, non molto tempo prima, aveva già compiuto un gesto inspiegabile, aveva fatto togliere dalla sala della biblioteca, la targa della intitolazione a Peppino Impastato, messa lo stesso giorno 3 giugno 2008.

In seguito a questo gesto, la popolazione ha fatto una manifestazione di protesta, per chiedere all’amministrazione comunale di rimettere la targa. Ma il sindaco leghista, fa orecchie da mercante, non ci sente proprio e  anche se la gente protesta, non cambia nulla, così ha sentenziato. Anzi ha annunciato che toglierà anche la targa sistemata vicino all’ulivo, ora sradicato, piantato in memoria del giovane ucciso dalla mafia.

Questo brutto e xenofobo episodio mi ha fatto venire in mente il paese di ACQUAFORMOSA (Cosenza) che si è deleghizzato, (ho postato un articolo a tal proprosito: Amo l’Italia anche per questo), mentre  questo qui del bergamasco, del tanto declamato ed incensato Nord produttivo e leghista, chiamato PONTERANICA (Bergamo)  si è mafianizzato.

Risulta un po’ strano che un paese non sopporti la targa con su un nome di un ragazzo che è stato ucciso perchè voleva il suo spazio di libertà di parola. Risulta sospetto che accada adesso, il tutto sembra sotto una regia ben orchestrata dalla attuale maggioranza, da quella politica  che vuole negare la memoria. Ogni episodio fa mucchio e dà da pensare.

Ricordo che il corpo di Peppino Impastato venne trovato il 9 maggio del 1978,  a Cinisi (PA) sui binari della ferrovia, straziato da un’esplosione di tritolo alla vigilia delle elezioni alle quali si era candidato.

Le forze dell’ordine in un primo tempo dissero che era stato un atto di terrorismo, poi cambiarono idea e dissero che si trattava di suicidio.

Ci vuole un bel coraggio a definire un suicidio una morte per esplosione! Comunque questa del suicidio, è stata la deposizione definitiva  delle forze dell’ordine.

Ci sono voluti 25 anni e la forza di una madre e di un fratello per attestare la verità: Peppino fu ucciso  dalla mafia, per avere denunciato, lui nato nel 1948 in una famiglia imparentata con la mafia, le attività del boss Badalamenti. Peppino era un attivista  in politica, prima con i socialisti e poi con Democrazia proletaria, fu il fondatore di Radio Aut.

Si era ribellato alla cultura dell’omertà.

Adesso, al nord, la mafia dirompente sotto forma della xenofobia leghista, sta straziando ancora una volta il corpo di questo giovane, meridionale, ucciso per il suo coraggio.

Per lui non uno, ma 1.000, 10.000, 100.000, milioni di alberi.

AMO L’ITALIA ANCHE PER QUESTO


ACQUAFORMOSA (Cosenza)

Un paese, in provincia di Cosenza, ACQUAFORMOSA, si è “deleghizzato”. Dal 5 agosto 2009, ha detto no al carroccio, no alla Lega Nord. E’ un comune di origini arberesh (albanese), che nel corso della storia ha conosciuto abbondantemente il fenomeno dell’emigrazione e quindi sente, nel profondo dell’animo della sua gente, il significato delle parole “migrante”, “straniero”, “diverso”, “meridionale”.

Molti degli abitanti di Acquaformosa sono partiti tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900, altri fra le due guerre mondiali, recandosi soprattutto nelle Americhe; altri ancora, più tardi tra il 1950 e il 1970, si sono recati in diversi paesi europei: Germania, Francia, Olanda.

Forse è proprio per questi motivi che il Consiglio comunale ha approvato un provvedimento del sindaco, Giovanni Manoccio, che ha lanciato l’idea di una “battaglia di civiltà” contro il pensiero della Lega Nord, pur essendo al contempo disponibile ad avviare le procedure per un eventuale gemellaggio con un Comune del nord, retto dalla Lega.

Ecco il decalogo, che costituisce parte integrante della delibera comunale, sui comportamenti da tenere in un paese “deleghizzato”:

1) – Nel nostro paese non togliamo le panchine per gli immigrati, anzi le dotiamo di cuscini (cit. Gentilini)

2) – Nel nostro paese non disinfettiamo i luoghi dove vivono gli immigrati: i nostri luoghi sono puliti naturalmante (cit. Borghezio)

3) – Nel nostro paese è vietato scrivere “forza Etna” o “forza Vesuvio”: è consentito scrivere  “fate l’amore non la guerra” (cit. Pontida)

4) – Nel nostro paese è vietato fare gli esami di dialetto per l’insegnamento nelle scuole: basta l’esame di abilitazione Nazionale

5) – Nel nostro paese non sono ammesse le ronde: è consentito il libero passeggio e lo “struscio”

6) – Nel nostro paese sono abolite le magliette con scritte offensive verso l’Islam: meglio essere nudi che cretini (cit. Calderoli)

7) – Nel nostro paese non si possono cantare le canzoni che inneggiano alla “monnezza” di Napoli: si può cantare “O sole mio” (cit. Salvini)

8  – Nel nostro paese non occorre affermare di avercelo duro: tutti lo sanno già (ct. Bossi)

9) – Nel nostro paese non si può gridare “Roma Ladrona”: si può cantare “Roma capoccia” (cit. Maroni)

10) – Nel nostro paese Alberto da Giussano è ritenuto un dilettante al cospetto del nostro Giorgio Castriota Skanderbergh.

Quando poi si dice che l’Italia è un paese straordinario! Credo proprio che Acquaformosa meriti una bella gita turistica. Mi auguro che altri paesi facciano altrettanto, il decalogo di comportamento, non è cattiveria.