Archivi del giorno: 11 luglio 2020

NOI CHE GIOCAVAMO A “RUBA BANDIERA”.


NOI CHE GIOCAVAMO A “RUBA BANDIERA”.

Noi che ci divertivamo anche facendo “Strega comanda color”.

Noi che giocavamo a “Regina reginella” e a”Campana” e ai “Quattro Cantoni”

Noi che cantavamo “Madama Dorè”.

Noi che giocavamo a “Palla Avvelenata”.

Noi che giocavamo a “Ruba Bandiera”.

Noi che non mancava neanche “dire fare baciare lettera testamento”.

Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.

Noi che la liquerizia erano “I burdigoni”.

Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.

Noi che facevamo la conta”Tre civette sul comò”.

Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.

Noi che “se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce”.

Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d’aria mettendole in una bacinella.

Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col tip-top.

Noi che il Ciao si accendeva pedalando.

Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c’era l’amico in casa.

Noi che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente.

Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.

Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l’ambulanza.

Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.

Noi che dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella.

Noi che giocavamo a “Indovina Chi?” anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.

Noi che giocavamo a Forza 4.

Noi che giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la D era sempre Domodossola).

Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.

Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l’album Panini.

Noi che avevamo il “nascondiglio segreto” con il “passaggio segreto”.

Noi che giocavamo per ore a “Asino” con le carte.

Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.

Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.

Noi che avevamo i cartoni animati belli.

Noi che guardavamo “La Casa Nella Prateria” anche se metteva tristezza.

Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la  stessa barzelletta.

Noi che alla messa ridevamo di continuo.

Noi che si andava a messa se no erano legnate.

Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.

Noi che non avevamo il cellulare.

Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.

Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa.

Noi che si andava in cabina a telefonare.

Noi che c’era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.

Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l’albero.

Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano.

Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe.

Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.

Noi che alle feste stavamo sempre col manico di scopa in mano.

Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a Dormire tardissimo.

Noi che guardavamo film dell’orrore anche se avevi paura.

Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.

Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le 4.

Noi che a scuola andavamo con le cartelle.

Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli.

Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.

Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa Era il terrore.

Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.

Noi che internet non esisteva.

Noi che compravamo le uova sfuse, e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d’olio.

Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.

Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.

Noi che il primo novembre era “Tutti i santi”, mica Halloween.

Noi che si giocava a tappini e palline di plastica e che si faceva il fucile con le mollette dei panni.

Noi che si andava al cinema con duecento lire e ti ci scappava anche una bustina di semi da 20 lire e che si mangiava il cremino con la speranza di trovare il “Raddoppia”.

Noi che si viaggiava sempre con le scarpe da ginnastica bucate e senza vergogna.

Noi che si litigava per un nulla, come se fosse oro, ed un minuto dopo era pace.

Noi che con la chitarra e seduti a cerchio si cantavano canzoni tutti insieme.

Noi che si divideva la mortadella fra tutti e che si mangiava un quadretto di cioccolata fondente con le nocciole od una vaschettina in plastica di nutella.

Noi che si arrossiva per una dichiarazione d’amore e che ci batteva forte forte il cuore per un bacio.

Noi che si rubava una zucca per farne semi salati mettendoli sulle carte di giornali sui terrazzi ad asciugare.

Noi che si andava a ballare sheik e lenti, tre lenti ogni 10 sheik, il primo, era per conoscere, il secondo, per vedere reazioni, il terzo per provare a dare un bacio.

Noi che usavamo Ray Ban a goccia verdi.

Noi che facevamo pic nic partendo da casa con zaini e coperte.

Noi che eravamo tutti amici.

Noi che facevamo i falò la sera del Venerdì Santo.

Noi che non avevamo nulla ma eravamo felici.

Noi che non sapevamo che esisteva la politica e le guerre.

Noi che eravamo davvero belli.

Un abbraccio a tutti.

Bei tempi.

Che fortuna che abbiamo avuto amici e amiche.

(Grazie ad Antonio, mio compagno delle elementari e medie)