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RUBARE IN CHIESA (di Giuseppe Turani)


RUBARE IN CHIESA (di Giuseppe Turani)

Dire che lo Stato italiano, e i governi che lo hanno diretto ultimamente, soffrono di schizofrenia forse non è elegante, ma risponde a verità. Da una parte, infatti, attraverso blocchi vari decisi in vari momenti ha tagliato fra i mille e gli otto mila euro gli assegni annuali dei percettori di pensioni. Dall’altra, per ragioni elettorali, si inventa pensioni a quota 100, cioè anticipate rispetto a quella che sarebbe una giusta scadenza (e si vorrebbe scender ancora più sotto).

Insomma, con una mano, lo Stato toglie, con l’altra concede. Non agli stessi ovviamente, ma un po’ a caso. Il risultato è il sommarsi di ingiustizie e il fatto che in materia di pensioni niente sembra essere sicuro. I sindacati hanno fatto i conti e stanno protestando, ma sono anche consapevoli che i pensionati  ”bidonati” (in qualche caso è come se fosse stata cancellata un’intera mensilità), non rivedranno mai quei soldi e nemmeno le pensioni alle quali avrebbero diritto. Le ragioni sono molto semplici e sono due:

1- Da una parte lo Stato non ha i soldi per rimborsare i pensionati ai quali ha scippato parte della pensione.

2- Dall’altra parte, in questi anni lo Stato si è abituato a usare le pensioni come una sorta di bancomat: non possono scioperare, sono anziani, portare via loro dei soldi è facile, più che andare a rubare in chiesa.

Adesso ci attendono un certo numero di anni a crescita zero, quindi con poche risorse. Un silenzioso, ma costante assalto alle pensioni è quasi inevitabile. Con una sola variante rispetto agli anni scorsi: i sindacati hanno fatto bene i conti e sono vigili. Questa volta, forse, sfilare soldi ai pensionati sarà più difficile.

CON BOLOGNA NEL CUORE


Alma Mater Studiorum
Università di Bologna

CON BOLOGNA NEL CUORE

L’Emilia-Romagna, una grande regione ben amministrata.

di Giuseppe Turani |

Si vedrà lunedì, cioè oggi, a urne finalmente chiuse, come andranno le cose. Per il momento va detto che i mercati non credono a terremoti politici imminenti (che invece magari ci saranno). Lo spread viaggia regolarmente poco sopra quota 150, Tranquillo. D’altra parte, il giudizio complessivo dei mercati sull’Italia è dato da tempo: siamo in una fase di stagnazione (che potrebbe essere anche molto lunga), ma nonostante tutto continuiamo a comprare e a produrre le nostre belle cose.

Armani è sempre Armani, cioè l’eleganza pura. E la Ferrari è sempre la Ferrari, cioè il massimo in fatto di automobili. E le Ducati, anche se ornai sono straniere, sono sempre fra le più belle moto del mondo. Come diceva una battuta di qualche anno fa: se metti il culo su una Ducati, metti il culo su una leggenda.

Tutto questo è venuto prima delle elezioni di ieri e continuerà anche dopo. A suo tempo il sindaco di Bologna, il comunista Giuseppe Dozza, fu ben felice di partecipare alla cena per la ricostruzione dello stabilimento Ducati

Nessuno, all’estero, pensa che in caso di vittoria della destra in Emilia-Romagna possano accadere disastri in campo economico. Il sistema di quella regione ha superato ben altre prove. È un sistema complesso, fatto di intelligenza e talenti. Impossibile da smontare, perché non si regge su contributi aiuti di Stato, ma sul saper fare.

Un saper fare che lo puoi vedere solo se entri e percorri queste fabbriche. Con le Ferrari fatte praticamente a mano, come una volta capitava solo con le scarpe. E alla Ducati, dove hanno su computer tutte le piste del mondo, con le difficoltà e i punti difficili, e dove fino a qualche tempo fa ti poteva capitare di vedere le ex ragazze La Perla che spostavano indifferenti questi bolidi, quasi fossero semplici reggiseni o mutandine.

Ma, ancora: se parli con quelli che mandano avanti Ducati e Ferrari, i due simboli più noti di questa bellissima regione, ti diranno che queste cose si possono fare solo a Bologna e a Modena perché, intorno, nell’hinterland, ci sono tutti gli artigiani che rendono possibile questo miracolo. Ferrari e Ducati, come mille altre cose che si fanno qui, non sono fatte da ingegneri, ma dalla storia. Una storia che nei decenni ha preparato maestranze, manager, progetti.

Chiunque abbia vinto, non potrà che inchinarsi. L’Emilia-Romagna viene prima di loro.

IL PD RIMANE UNA SPECIE DI SEGRETO DI FATIMA DELLA POLITICA ITALIANA


IL PD RIMANE UNA SPECIE DI SEGRETO DI FATIMA DELLA POLITICA ITALIANA

E’ il momento di Salvini

La politica italiana mai così in basso negli ultimi settant’anni. Pd e 5 stelle due morti che camminano.

di Giuseppe Turani | 28/10/2019

“Abbiamo il diritto di governare”, ha detto Berlusconi. E sono d’accordo con lui: la svolta a destra del paese è evidente e imponente. Si può solo ritardare l’inevitabile esito (la salita di Salvini a Palazzo Chigi) con qualche pretesto, ma non per molto. Vorrei solo ricordare che l’ultima volta che hanno governato, lui e i suoi amici, poi ci è toccato chiamare Mario Monti, nominarlo senatore a vita, e affidargli l’incarico di rimettere insieme i cocci.

Si può rifare. Mario Monti è sempre lì e poi ne abbiamo almeno un’altra decina di scorta.

Questa volta tutto potrebbe essere più veloce. Berlusconi, a suo tempo, in fondo era un timido. Salvini a Palazzo Chigi potrebbe mandare in default il paese in appena due giorni. Ma questo è il suo momento. Il paese detesta chi governa (e con qualche ragione…) e premia chi fa l’opposizione più dura, appunto Salvini.

Difficile venirsene fuori. Gli oppositori della destra, 5 stelle e Pd, uniti per l‘occasione, sono due morti che camminano. I grillini ogni volta che si presentano a qualche elezione perdono metà dei voti: oggi sono già sotto l’8 per cento (dall’oltre 30 delle ultime elezioni politiche). Di fatto non esistono più, qualunque cosa facciano. La circostanza che a guidare l’opposizione a Di Maio sarebbe la bionda Lezzi, da Foggia, aggiunge solo una nota di colore.

Il Pd rimane una specie di segreto di Fatima della politica italiana: non si sa bene che cosa vuole, fa alleanze con altri morti e nessuno capisce dove voglia andare. Probabilmente si accontenta di esistere e di tirare a campare. Di sicuro non ha proposto niente di nuovo: non si vede perché la gente dovrebbe votarlo.

I fan di Renzi, ovviamente, sgomitano per il loro eroe, ma sbagliano. Non sarà Renzi a salvare l‘Italia. I sondaggi che gli attribuiscono più del 10 per cento sono ovviamente fasulli e non risultano comprovati da alcuna competizione elettorale sul terreno. Anche da Renzi, comunque, non arrivano messaggi nuovi, interessanti.

In sostanza, la destra vince perché nessuno sta veramente governando il paese, che invece ne avrebbe così bisogno.

E quindi è il momento di Salvini, il peggio che la politica italiana abbia prodotto da 70 anni a questa parte.

GLI AMICI SE NE VANNO


GLI AMICI SE NE VANNO

di Giuseppe Turani |

Posso sbagliarmi (in queste cose si sbaglia sempre), ma la lunga, insopportabile, inquietante stagione del populismo ha i giorni contati. In America il campione mondiale della categoria, l’impossibile Trump, è stato colto con le mani nel sacco. Forse l’impeachment funzionerà, forse no. Comunque, è un uomo segnato, truffatore e bugiardo, un mascalzone.

In Italia va ancora peggio. Il Movimento, l’assurda creatura di un comico, sta per implodere (o esplodere). Il rischio di fuga è ormai così diffuso che il povero Di Maio (una delle menti meno acute del pianeta) pensa di arginarlo piazzando delle multe per chi se ne va. Multe che ovviamente non ha alcun diretto di mettere, e che sono francamele ridicole. È la prima volta al mondo che si cerca di fermare una scissione politica con delle multe, come se fosse un transito in zona pedonale.

Ma non basta. Per evitare che la gente faccia quello che vuole, il prode Di Maio vuole un confronto con il Pd sul tema sul vincolo d mandato, che lui vuole introdurre. Dal Pd pensano, buoni, che stia scherzando. Invece è solo un idiota. Il “senza vincolo di mandato” per i deputati è la base di ogni democrazia moderna. Ma bisognerebbe aver letto almeno i giornali per saperlo.

Se Di Maio si dibatte in cretinate senza senso alcuno, fuori da qualunque tradizione politica decente, Salvini non sta molto meglio. Fino a qualche giorno fa ogni sua apparizione in provincia pareva l’arrivo della Madonna Pellegrina: striscioni, osanna, te deum. Adesso, deve cancellare molte visite pastorali perché gli fanno sapere che non è gradito. Sembrava lanciato verso il 40 per cento nei sondaggi, oggi è già sotto il 30 per cento, e continua a scendere. Si era affidato al cuore di Maria Vergine Immacolata, ma lei si deve essere un po’ incazzata o ha sentito papa Bergoglio (che non lo ha mai voluto ricevere).

Insomma, la festa sta finendo e gli amici se ne vanno.

Non ci mancheranno.

AGONIZZANTI I 5 STELLE, IMPERVERSA SALVINI


AGONIZZANTI I 5 STELLE, IMPERVERSA SALVINI

Litiga con tutti, ormai schiavo del suo personaggio. Ma i conti lo fermeranno.

di Giuseppe Turani |

Sia Beppe Grillo che Davide Casaleggio, due che in teoria non c’entrano niente perché mai eletti da alcuno, sostengono che Di Maio deve rimanere al suo posto. Si vede che hanno cominciato a capire un po’ la politica. Come possono i due “padri” liquidare il loro uomo-simbolo, la bandiera del Movimento?

Ci sarebbe però una soluzione. Una telefonata discreta a Di Maio con un consiglio: dimettiti.

Ma non lo faranno perché, per scarso e disastroso che sia, non hanno riserve. Hanno solo Di Battista, una specie di sbandato psicologico, un vagabondo. Poi c’è una platea di no-person, di gente raccattata qui e là, con difficoltà persino con la lingua italiana.

Il Movimento, cioè, è in caduta libera e i suoi creatori non sanno che cosa fare. D’altra parte, un partito che porta alla carica di ministro una segretaria d’azienda, dove volete che vada? O un piccolo avvocato di provincia, ex dj?

Agonizzanti i 5 stelle, imperversa Salvini. E qui la partita è più seria. Scartiamo subito la disputa se il capo della Lega sia o no fascista. Le parole interessano poco. Quello che conta è che Salvini ha deciso di rappresentare la destra, una destra impresentabile in Europa e totalmente inadeguata. Tutti, dall’Onu alla Commissione Ue, hanno bocciato le sue proposte. Ma lui va avanti. Di fronte all’avviso di sforamento dei conti, risponde impavido con progetti flat tax e altro che porterebbero a altri 100 miliardi di spesa.

Il sospetto che lui pensi, alla fine, di fare un prelievo forzoso sui depositi bancari degli italiani è a questo punto abbastanza reale.

Salvini continua a dire che lui si occupa degli italiani più bisognosi, ma non è vero. È una bugia. Lui fa una cosa molto più semplice: attraverso la crescita dei debiti, trasferisce il costo delle sue operazioni assistenziali sulle prossime generazioni (ma lui a quel punto sarà già uscito di scena).

In più, continua nella sua campagna indecente contro l’immigrazione (nella quale cadono anche molti soggetti di sinistra). Trascura di dire che l’Italia ha fatto, finora, una specie di miracolo: la maggior parte degli immigrati si sta integrando, lavora, in casa parlano italiano, i bambini vanno a scuola, sono cioè parte di noi. Basterebbe che andasse a fare un giro nel suo amato Nord Est per rendersene conto.

Ma Salvini la realtà non interessa. Lui vive in un mondo immaginario, pieno di negher con il coltello fra i denti, pronti a violentargli la morosa (ma quale?). I negher che tutte le mattine vanno a lavorare nelle acciaierie del bresciano non li vede.

La realtà, però, sta per sistemarlo. I conti non tornano. E tutti, da Mattarella ai mercati, cominciano a avere paura.

Alla fine, anche Salvini dovrà arrendersi.

SALVINI VUOLE DISPERATAMENTE PALAZZO CHIGI, MA NON HA IDEE SU COSA FARE


SALVINI VUOLE DISPERATAMENTE PALAZZO CHIGI, MA NON HA IDEE SU COSA FARE

di Giuseppe Turani |

La vita di Salvini, comunque la pensiate, è durissima. Sempre in volo, comizi in tutta Italia, lenzuolate ostili che spuntano ovunque. Ma non basta: avendo scelto di essere il duro della politica italiana, ogni giorno se ne deve inventare una nuova. Adesso, però, è arrivato alla multa da 5 mila euro per chi impedisce a un migrante di affogare e non si sa più che cosa inventare. L’arresto immediato? I lavori forzati?

Ha presentato un decreto sicurezza bis talmente folle che probabilmente non arriverà mai in Consiglio dei ministri. Se ci arriverà, verrà subito accantonato. Quella roba lì è indigeribile per chiunque. È stata scritta e divulgata solo per vivere sui giornali, per i suoi fan più forcaioli.

Tutto questo casino per le elezioni europee (ormai mancano dieci giorni)? No.

In realtà Salvini guarda più avanti. Guarda alle inevitabili elezioni politiche italiane. Forse già a luglio o al massimo a settembre. Vuole portare a casa i frutti della sua crescente popolarità.

Il tutto, comunque, si rivelerà abbastanza inutile. Per almeno due ragioni:

1- Non è sicuro che Mattarella gli affidi l’incarico di fare il presidente del Consiglio. Potrebbe manovrare perché lo stesso Salvini designi persona più ben accetta nel mondo italiano e europeo.

2- In ogni caso, Salvini, non arrivando a disporre di una maggioranza assoluta propria, dovrà allearsi con qualcuno. Non più con i 5 stelle (già fatto e con scarsi risultati). Allora resta solo Berlusconi, che lui tratta ormai come un vecchio scemo. Ma se i voti del Cavaliere saranno quelli determinanti, dovrà cambiare toni e baciare un po’ la pantofola.

Insomma, Anche dopo le elezioni Salvini sarà un soggetto guardato a vista e, di fatto, imbrigliato.

In più c’è il problema che, ammesso che riesca a arrivare a Palazzo Chigi, non saprebbe che cosa fare. La linea economica del Carroccio non esiste. Non c’è niente di interessante o di nuovo. Al massimo si intravedono i contorni di una sorta di autarchia senza senso per un paese che vive di esportazioni.

L’esperimento, come quello del governo in corso, avrebbe durata breve e finirebbe con uno dei più grandi fallimenti della politica recente. Lo stesso Salvini dovrebbe uscire dalla politica, probabilmente inseguito da decine di magistrati per i reati più vari. E con nessuno disposto a salvarlo. Anzi, tutti tirerebbero un sospiro di sollievo per essersi liberati di un soggetto così fastidioso, insopportabile.

Tanti nemici tanto onore. Ma se sono tutti nemici, allora la vita può diventare un inferno. Come accadrà.

LA NUOVA LOTTA POLITICA È QUESTA: CHI DISSENTE VA PUNITO, SUBITO


LA NUOVA LOTTA POLITICA È QUESTA: CHI DISSENTE VA PUNITO, SUBITO

Al Movimento stanno sulle scatole gli imprenditori che distribuiscono lavoro e stipendi invece di reddito di cittadinanza a debito.

Nulla va trascurato e i nemici vanno colpiti già nella culla. Adesso tocca al “Partito del Pil”, a quegli imprenditori, cioè, che hanno osato mettersi di traverso rispetto ai 5 stelle. Se ne occupa (poteva essere altrimenti?) il solito Fatto quotidiano, che alla questione dedica un intero paginone, pieno zeppo di grandi e piccole marachelle dei nostri big dell’economia (De Benedetti, Tronchetti, Agnelli, ecc.).

Nella foga, però, vengono commessi due errori:

1- Nessuno dei signori citati è mai sceso in piazza per protestare contro i gialloverdi. Fra l’altro sono tutti ininfluenti nella Confindustria, ormai. A protestare sono altri.

2- Il “partito del Pil” potrà anche stare sulle scatole a Di Maio e a Travaglio, però l’insieme di quegli imprenditori ogni mese distribuisce oltre 16 milioni di stipendi. Stipendi veri, guadagnati vendendo merci e servizi, non reddito di cittadinanza messo insieme facendo debiti. Il partito del Pil, cioè, garantisce la vita alla gran parte delle famiglie italiane. E non lo fa a spese dello Stato, visto che la sua fortuna dipende più che altro dalle esportazioni, dove ci si confronta con gli altri e dove non ci sono raccomandazioni.

Ma la nuova lotta politica è questa: chi dissente va punito, subito.

E il “Partito del Pil” ha osato quello che non andava osato: ha detto chiaro e forte che questa manovra non va bene e che bisogna rilanciare le opere pubbliche (Tav compresa).

Quindi, pollice verso e via con i pettegolezzi.

(Giuseppe Turani)

TU LE DICI: GUARDA QUANTE STELLE CI SONO IN CIELO, E LEI TI RISPONDE, MA LÀ C’È UN CANE CHE STA FACENDO PIPÌ


TU LE DICI: GUARDA QUANTE STELLE CI SONO IN CIELO, E LEI TI RISPONDE, MA LÀ C’È UN CANE CHE STA FACENDO PIPÌ

Da tempo, ma è cosa nota, sono un fan di Barbara Lezzi.

Sotto quella capigliatura bionda disordinata e felice ci sono delle sconnessioni neuronali che danno i brividi. Gli esempi si sprecano.

Avete mai provato a mettere un asciugamano su un gasdotto? No, signora, stanno tutti dieci metri sotto terra, non lo ha mai fatto nessuno.

Il Prodotto interno lordo l’estate scorsa è aumentato perché faceva caldo e i condizionatori giravano al massimo. Signora, l’Istat destagionalizza tutti i dati, stia tranquilla.

L’ultima riguarda la Tap.

Il gasdotto che parte dall’Arzerbaigian e che, arrivato in Italia, in Puglia, dovrebbe collegarsi alla rete europea: “Il Sud ha bisogno di altre infrastrutture”, dice la Lezzi per dire no alla Tap.

Signora, non è un’infrastruttura per il Sud, è un’infrastruttura europea, transcontinentale, per dipendere meno dal gas russo. In Puglia ne passano solo pochi chilometri, tutti sottoterra. Deve portare il gas in Europa, non in Puglia.

Ma le sconnessioni della Lezzi funzionano così. Tu le dici: guarda quante stelle ci sono in cielo, e lei ti risponde, ma là c’è un cane che sta facendo pipì.

La Lezzi è un caso molto evidente, ma quella delle sconnessioni è un dato generale dei 5 stelle. Vivono in un mondo talmente inventato, diverso dal nostro, che a volte risulta impossibile seguirlo.

La Tav e la Tap sono progetti internazionali, approvati da numerosi Stati, ma loro li vogliono bloccare facendosi forti dell’opinione di qualche migliaio di abitanti pugliesi o della Val di Susa.

Del resto del mondo non gli importa nulla.

Della realtà nemmeno (“Avete provato a appoggiare un asciugamano su un gasdotto?”).

Il decreto stupidità di Di Maio, partito con l’idea di tutelare i lavoratori, ne lascerà molti invece senza lavoro. Non importa, va bene così. La cosa importante è che quello che resta sia ordinato e felice.

Questa visione, ossessivamente giustizialista-perbenista, non è un caso.

Discende in forma diretta dal fondatore, Gianroberto Casaleggio, che tutti oggi chiamano un visionario, mentre era semplicemente un demente: fra le sue molte proposte (oltre alla democrazia diretta e altre sciocchezze), quella di rinchiudere i corrotti in gabbie, da sistemare ai bordi delle tangenziali urbane.

Il marchio di fabbrica dei 5 stelle è quello.

Il loro sogno, che però stanno perseguendo con una certa tenacia, è il ritorno a un’Italia silvo-pastorale che loro immaginano felice e pulita.

Poiché non sanno niente e sono figli politici di un demente, ignorano che gli italiani sono scappati a milioni in questo dopoguerra dalle campagne e che non vi ritorneranno mai.

Solo piccolissime avanguardie di radical-chic hanno ricomprato pezzettini di terra dei padri e stanno sperimentando la coltivazione di carote e broccoli come stile di vita.

Loro (non la Lega di Salvini) sono contro qualsiasi grande opera, cioè contro qualsiasi cosa che vada oltre il borsellino della casalinga di Voghera.

Eppure, dicono i sondaggi, i 5 stelle e i cugini della Lega, hanno in mano il paese. Come mai?

Per avere la risposta basta guardare a che cosa si è ridotta la politica tradizionale.

Il Pd sembra un’assemblea di condominio, dove tutti si siano già presentati ben bevuti.

Forza Italia sta appesa alle gambe dell’82enne Berlusconi.

In più, dal mondo della politica tradizionale non arriva alcun messaggio sensato.

Il Pd vaga per le periferie, non si sa bene a fare che cosa, Renzi è in sonno, Forza Italia cerca di resistere all’Opa di Salvini e di altro al momento non si preoccupa.

E l’Italia? Ma, chi lo sa?

E quindi? Quindi i 5 stelle e i loro cugini leghisti vanno distrutti.

Come dice Giuliano Ferrara “non per quel che fanno, ma per quel che sono”, cioè una massa di ignoranti con idee ricevute da un demente politico.

D’altra parte, tutto era già chiaro sin dai tempi di Saint-Just e della rivoluzione francese: al re va tagliata la testa, non perché ha fatto questo o non ha fatto quello, ma perché è il re. Le rivoluzioni sono questo.

I leghisti e i 5 stelle vanno eliminati perché sono quello che sono: il contrario di un’Italia competitiva sui mercati, progredita, civile, settima potenza industriale del mondo.

(Giuseppe Turani – Sconnessi e felici)

PERCHÈ RENZI È RENZI


Perché Renzi è Renzi

Se il Pd ha un leader, quello è lui, non altri, cacciatori seriali di poltrone.

di Giuseppe Turani |

Che cosa farà Renzi? Non lo so, non ho contatti. I nemici di Renzi pensano che io sia un suo sodale (forse anche pagato), e mi querelano pure. Gli amici di Renzi mi guardano con qualche sospetto perché ogni tanto sollevo qualche critica.

Oggi mi sono ascoltato tutto l’intervento di Renzi all’assemblea del Pd. E non c’è dibattito: se oggi quel partito ha un leader, quel leader è lui. Ha la politica nel Dna. Si sa spiegare, sa convincere, sa argomentare.

Non credo che farà mai “En marche”, come tanti amici vorrebbero (me compreso). Mi rendo conto che tollerare uno come Emiliano (o anche uno assai più educato come Cuperlo) richieda dosi di pazienza immani.

Ma la storia della sinistra è anche questa, nel bene e nel male, forti passioni e forti risse. Da certi congressi locali del Psi si scappava quando cominciavano a volare le sedie. Non cambierà mai, purtroppo.

Penso che Renzi resti nel Pd e che vinca il prossimo congresso. Mi auguro solo che, questa volta, abbia il coraggio di rottamare di più. Il dibattito è bello, è divertente, ma non si può vivere di dibattiti. C’è un momento in cui le discussioni devono finire, e si deve  fare. Emiliano, e altri, sono incompatibili con il Pd renziano da tempo, forse da sempre (come metà dei dirigenti a sud di Roma). Devono essere messi nelle condizioni di andarsene. Oppure esiste sempre la vecchia espulsione per indegnità politica, un po’ leninista-staliniana come misura, ma utile in certi casi.

L’ho già scritto altre volte, e quindi un po’ mi ripeto. A Renzi dobbiamo almeno due intuizioni politiche che hanno segnato il nostro tempo:

1- Una sinistra moderna ha senso solo se è liberal-democratica, competitiva, aperta, lanciata verso il futuro. In questo è arrivato anche prima di Macron.

2- Il populismo (che è di destra, e non di sinistra) è il  nemico da battere.

Ma allora, si dirà, che cosa vogliono Martina, Zingaretti e compagnia cantando?

Vogliono l’Italia come è sempre stata. Vogliono, cioè, un’Italia consociativa. Un’Italia dove magari vince uno o vince l’altro, ma alla fine ci si spartisce educatamente il potere. Oggi il paese è dove si trova (cioè nei guai) perché è sempre stato amministrato così. Abbiamo 2300 miliardi di debiti che rischiano di affossarci alla prima crisi congiunturale, ma nessuno di noi ha mai visto cortei contro gli eccessi della spesa pubblica. E non li abbiamo mai visti perché nell’Italia consociativa funziona così: io regalo una pensione facile a te, e tu mi regali un ponte al mio paesello o un ospedale inutile. O addirittura un’università: ne abbiamo un centinaio, 90 potrebbero essere chiuse domani mattina dai carabinieri senza alcun danno visibile per la cultura.

I nemici di Renzi vogliono tornare a questo tipo di Italia. Un’Italia in cui, se sei nei piani alti, non sei mai escluso del tutto. Mal che vada ti danno un ente da dirigere, ben sapendo  che, se vincerai le prossime elezioni, restituirai il favore.

I nemici di Renzi, viste come sono andate le cose, hanno in testa un piano molto semplice e quasi elementare: far litigare Salvini e Di Maio, e poi proporsi a Di Maio al posto di Salvini. Come nel ballo con le quattro sedie. Oplà, si cambia. Fuori uno, dentro un altro. Salvini fa tappezzeria e noi si balla, che bello.

E così si torna in gioco: ministero dell’agricoltura, delle pari opportunità, della riforma della PA (tanto non si fa), politiche per il Sud (idem, non si fa). Non male per chi ha perso le elezioni.

Ma allora perché puntare su Renzi, ancora? Non ha già fatto troppi errori?

Vero. Li ha fatti. Ma non si tratta solo di questo. L’odio per Renzi (totale, insensato, indecente) non nasce dalla sua presunta antipatia, ma da una semplicissima questione politica. Contro di lui si è mobilitato di tutto: gli hanno persino inventato un fratello di nome Gianni (migliaia di like su FB), che non fa un cazzo e guadagna 53 mila euro al mese. Il vero fratello non si  chiama Gianni, fa il medico oncologico, lavora all’estero, e ovviamente non guadagna così tanto.

Se vi guardate intorno, vi accorgerete che è l’unico leader politico che davvero vuole smontare (e in parte lo aveva fatto) l’Italia consociativa. E quindi è un leader politico che va estromesso. E’ il granello di sabbia che può rovinare gli oliati meccanismi dell’Italia consociativa.

E questo è il reato peggiore per un paese fatto di grandi e piccole lobby. Contro di lui hanno trovato l’accordo destra e sinistra perché entrambi gli schieramenti tengono a conservare l’Italia consociativa, l’Italia in cui non si perde mai davvero e in cui semmai aumenta solo la spesa pubblica. L’Italia in cui ti tieni il tuo taxi e vendi la tua licenza, o ti tieni la tua farmacia e vendi la licenza. L’Italia in cui puoi mettere i cinesi in cantina a lavorare, e poi votare per un esaltato che vuole cacciare tutti gli stranieri, tanto al milione di badanti che si occupano dei nostri vecchi ci pensano i giovani padani con il fazzoletto verde, campioni mondiali di boccette, mai lavorato un solo giorno in vita loro (come Salvini).

All’assemblea del Pd Renzi ha detto tante cose, ma su un punto è stato chiarissimo: tutto si può perdonare ai 5 stelle (persino di essere stupidi, questo lo dico io), ma non di aver inquinato la vita politica italiana. Questo non si può perdonare. Ci siamo già dimenticati che avevano chiesto anche l’impeachment (che non esiste nemmeno) per Mattarella?  Non si può perdonare loro di aver introdotto il manganellamento personale degli avversari politici (quello che all’estero si chiama character assassination).

Con questa gente, per di più dipendente da una S.r.l. privata, non ci possono essere accordi. Questi sono i nemici da battere.

Ma un pezzo di Pd dopo nemmeno 120 giorni è già stufo di opposizione, sogna poltrone ministeriali (anche di seconda scelta), uscieri, auto blu, segretarie, viaggi all’estero.

E’ talmente affamato di potere, questo pezzo di Pd, che nemmeno si accorge che lo stesso Pd è oggi l’unica barriera possibile contro il populismo. A questa banda di cialtroni la storia ha assegnato un ruolo-chiave e non se ne accorgono, vedono solo le poltrone che non ci sono più, i nastri da tagliare, i discorsi da fare, le interviste ripetute.

Lunga vita a Matteo Renzi e, se ne ha ancora voglia, ci dia una mano.

En marche, dentro o fuori il Pd.

SUL PALCOSCENICO COME IL MAESTRO


IL DIRETTORE D’ORCHESTRA SENZA VOLTO

 

Nonché capo del governo dietro le quinte. La persona senza volto.

Che strano questo paese, preferisce una figura col viso coperto, come purtroppo vediamo in altre occasioni e su altri pericolosi personaggi che girano per l’Europa e anche da noi.

Mah!

Va a capire la gente.

Ma la cosa strana è che un comico che vuole essere adorato, riverito, ascoltato, con tutte le sue parolacce, la più semplice è il “vaffainculo”, da tantissima gente, da piazze piene da milioni di persone, si nasconda dietro la maschera per paura di qualche giornalista.

O forse voleva nascondere la bellissima spiaggia davanti alla sua villona (forse una delle tante) sul mare?

Anche lui ridicolo allora e lo è ancora, proprio perché adesso sembra che voglia fare la persona seria, impegnata.

Continui a fare il comico, è più credibile.

Il M5S, si sa, ha preso una barca di voti alle ultime elezioni, se fosse una forza responsabile si adopererebbe per formare un governo per poi mettere in pratica quanto promesso in campagna elettorale.

In campagna elettorale i signori del M5S facevano gli spavaldi. Ridevano e dicevano promesse assurde, più o meno come il comico guida, ora non ridono più e il comico non fa più ridere.

Il M5S è nervoso e dà la colpa del non saper dove “mettere le mani” indovinate a chi? Al Pd. Si proprio quel Pd che ha preso una batosta storica.

Pensiamo sia solo teatro, ma che dietro non ci sia niente, neppure la volontà benché minima di confrontarsi col Pd, e allora fanno finta di “arrabbiarsi” un po’, ma intanto sanno sempre chi incolpare, se qualcosa dovesse andare storto.

Mettere le mani avanti per paura di cadere. Lo si è visto con la mancata nomina di questori camerali del Pd, per togliersi dai piedi, qualsiasi questione o manovra che potrebbe essere giudicata ingiusta e dannosa per alcuni,  opportuna e favorevole solo per altri.

Personalmente non mi meraviglio del comportamento del M5S, loro infatti quando amministrano le città e non riescono a fare le cose danno sempre la colpa ad altri.

Si meravigliano se il PD gli sbatte una porticina in faccia! Dimenticando i loro comportamenti passati e le offese che rimangono nella memoria di tutti noi del Pd.

Le frecciatine che Di Maio si lancia con Salvini ci fanno appena appena sorridere.

Non sappiamo come andrà a finire la questione del governo M5S e/o Lega, ma una cosa è certa, oggi come oggi, a Palazzo Chigi c’è ancora Paolo Gentiloni.