Archivi tag: attentato

I PRATI DEL MOLISE


I PRATI DEL MOLISE

Con tutte le brutte notizie che in questi giorni si sentono, mi riferisco all’attacco dell’Isis, contro cittadini inermi, avvenuto a Bercellona, sentiamo che le notre vite subiscono contrattacchi spaventosi, e dovunque ci sentiamo in pericolo.

Conosco bene la Rambla, mi è piaciuta molto, ed è una passeggiata meravigliosa che sbocca nel mare. Bellissima. Sapere che anche in posti così si può venir ammazzati, fa male al cuore.

Profondamente.

Non saprei che altro aggiungere, se non che i nostri occhi e le nostre vite hanno bisogno di pace e di serenità per vivere. e invece ci costringono, a vivere con l’incubo che possa succedere, inaspettatamente, qualcosa di tremendo.

Non è una guerra, non è una battaglia, è malvagità. Da dove derivi questa voglia di rivendicazione e di possesso delle nostre terre, e da dove nasca il desiderio di uccidere la nostra civiltà, è difficile da capire. Se, come dicono, è scritto in testi regligiosi,  il tutto è anche più orribile.

Tuttavia, come sempre, l’occidente, si dovrebbe fare domande sul perché della recrudescenza di questi attacchi mortali. Non voglio qui fare alcuna polemica, ma sappiamo bene che la nostra civiltà, con la smania di esportare la democrazia con le armi, o di volersi impossessare delle risorse petrolifere, non si è comportata molto bene, né in passato, né di recente, andando ad uccidere e ad accendere focolai di risentimento, in quei paesi dove già era stato fatto tanto male.

Per riposare il cuore e la mente, teniamo davanti agli occhi qualcosa di bello che la nostra terra, l’Italia, ci regala, gratuitamente: Un prato del Molise. Colori e profumi incredibilmente belli.

colori-nei-prati-molisani-a31398593

I PENSIERINI DEL CAVALIERE SUL LETTO DI DOLORE


 I PENSIERINI DEL CAVALIERE SUL LETTO DI SOFFERENZA

1)    Vogliono farmi fuori con i processi, con i giochi di potere ed ora anche con la violenza! Ma non riusciranno a fermarmi, nonostante l’attacco mortale perpetrato nei miei confronti. Tant’è vero che,  per un miracolo, non ho perso un occhio. Comunque mi hanno rotto la faccia, queste bestie di comunisti.

2)    Conosco i mandanti di questa aggressione. In primis: i giudici con le toghe rosse, poi la Corte Costituzionale che, con i giudici rossi, ha fondato un partito, poi il Presidente della Repubblica, che, ormai, è vecchio rimbambito e se ne deve andare, così prendo il suo posto. Adesso poi che sono anche “un martire”, nessuno mi potrà negare quel posto. A me il Quirinale.

3)    Tra i mandanti però debbo metterci anche la sinistra. Quando dico sinistra, non so bene contro chi sparo, ma, se prendo la mira e sparo,  colpirò qualcuno .

4)    In primis colpirò  Di Pietro. Quello lì l’è proprio matto. E’ un mastino, non demorde neanche di fronte al sangue. Si ostina a volermi processare e  continua a chiedermi, come ho fatto a diventare ricco. E’ lui il capobanda che alimenta l’odio nei miei confronti. Questo lo dovrò sempre dire.

5)    A causa del sangue che mi usciva dal labbro, ho dovuto persino struccarmi, la gente ha visto il colore vero della mia pelle, senza il trucco. Per fortuna che quelli che mi hanno aiutato, sono dei fidati e non diranno niente.

6)    Accidenti a quelli che mi hanno sbattuto subito in macchina. Volevano portarmi al pronto soccorso. Io invece,  sono tornato fuori, volevo far vedere il mio viso insanguinato, ai giornalisti, la mia camicia piena di sangue, perché mi fotografassero bene. Tutto il mondo deve vedere queste foto, perché così possa fare ammenda di tutte le sconcezze e le menzogne, che i giornali stranieri hanno scritto su di me.

7)     Appena fuori, mi darò da fare per abolire tutti gli articoli della Costituzione, che non mi piacciono. Comincerò, magari, dall’art. 21, niente libertà di parola e tantomeno di stampa, per questa sinistra, che fomenta gli attentati alla mia maestà. Già in finanziaria gli abbiamo tolti i soldi, a questa stampa di partito, ma adesso dovranno tacere. E’ tanto che lo dico, ma nessuno mi ascolta, con l’Unità poi, ho dei conti aperti. Ho fatto tante denunce, ma mi inventerò qualcos’altro. E’ tempo di agire.

8)    Con questo mio volto sofferente, presto, sarò ricevuto in Vaticano e avrò una udienza privata col papa. Presto  perché il papa deve vedere e constatare, “de visu”, in che stato mi hanno ridotto. Gli racconterò delle sofferenze fisiche che sono costretto a subire per amore del popolo. Riceverò il perdono eterno. Tutti i cattolici saranno con me. Bel colpo questo. Casini? Te l’ho messo in quel posto?

9)    Su questo bel letto bianco d’ospedale, però, un paio di belle mutandine starebbero bene, Magari una di quelle col pizzo, che ho disegnato a Bruxelles. I miei colleghi, capi di Stato, stanno ancora ridendo della mia allegria internazionale. Senza di me sarebbe un mortorio.

10) Debbo fare subito un sondaggio, forse sono arrivato al 100% di gradimento. Ci mancherebbe altro, con tutta la paura che mi sono preso, il popolo sarebbe ingrato, se non mi corrispondesse al 100%. E’ un’idea da sfruttare, quella del sangue del martire. Ci penserò.

11) No, per piacere, non spegnete la luce. Voglio ancora fare qualche altro bel pensierino. Sapeste com’è consolante! Dovrò chiamare il fedele Gianni Letta, ho dimenticato il Viagra……..Chi mi ha rubato il cellulare? Accidenti, ma qui ci sono le suore, per caso?

INVIDIA, ODIO, MENZOGNA, CALUNNIA


INVIDIA, ODIO, MENZOGNA, CALUNNIA.

Il discorso di Berlusconi a Milano, quello cui ha fatto seguito il gesto di un folle, è  stato infarcito, continuamente e ripetuto come un mantra, da queste parole nei confronti dell’opposizione, dei giudici, della magistratura: INVIDIA; ODIO; MENZOGNA; CALUNNIA.

Ha vantato le azioni positive del suo governo: spazzatura di Napoli, Alitalia, L’Aquila, arresti mafia e dopo ogni annuncio di successo, seguiva la sequela di insulti contro tutti.

Ha vantato i successi suoi personali in politica estera, dedicandovi, a suo dire, il 70% del ” lungo” tempo che dedica al governo (Frattini è proprio stato sfrattato). Ha pacificato la Georgia, ha avvicinato gli Usa con la Russia, ha detto all’America che doveva investire 700 miliardi di dollari nelle banche ed infine che ha svolto una diplomazia commerciale tale,  per cui molti sono gli investitori che vengono in Italia. Il riferimento alla sua politica estera, si è  concluso, con le invettive contro l’opposizione, e contro la tv, colpevole di non fare informazione, semmai disinformazione.

Non è stato un discorso di partito, ma un discorso di propaganda pre-elettorale e di calunnie contro l’opposizione.

Tutto questo mi fa pensare e condividere quello che ha detto Rosy Bindi alla Stampa.

Per completezza riporto l’intervista fatta a Rosy Bindi  da Carlo Bertini giornalista de  “La Stampa”

ROSY BINDI: «Condanno il gesto folle ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese»
CARLO BERTINI
ROMA (14 dicembre 2009)
Nel “buen retiro” della sua casa di Sinalunga, Rosy Bindi scorre i flash di agenzia sull’aggressione al premier. E’ da poco tornata dalla messa delle cinque ed ha appena finito di ragionare sulla proposta di Casini, «efficace solo se viene presentata come alternativa di governo con una proposta programmatica e sociale». Ma di fronte alla piega improvvisa che la giornata politica sta subendo, ragiona sconsolata: «Ci mancava pure questa. Sia ben chiaro, questa intervista deve aprirsi con la solidarietà a Berlusconi e con la condanna del gesto. Resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine…».

Dunque aveva visto giusto Di Pietro sul rischio di scontri in piazza per un clima di odio alimentato dal premier?
«Motivi di esasperazione ce ne sono molti, legati alla crisi economica che alcuni pagano con prezzi altissimi. La sensazione più diffusa è che non sai più a chi rivolgerti, non sai più chi ti tutela. C’è perfino una rottura in parte creata ad arte del movimento sindacale. E poi c’è uno scontro politico che si porta dietro sicuramente frange estremiste o persone che perdono la testa, ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese. Sbagliano i contestatori, non si disturbano le piazze degli altri, è anche vero che c’è modo e modo per zittire le persone. E anche oggi il premier ha mantenuto toni duri, mancava solo la frase “e per tutto questo ora andiamo al voto”».

Il Cavaliere dice di voler continuare a governare. Allora perchè un leader prudente come Casini si spinge così avanti? Sarà perchè il voto anticipato è un esito su cui nessuno più dubita?
«Può essere un segnale del tipo “se hai intenzione di tirare la corda, sappi che…”. Certo le opposizioni sono pronte a reagire se il premier vuole elezioni per cambiare la Costituzione. Berlusconi a Milano non ha fatto altro che confermare il messaggio che siccome lui ha il consenso popolare nessuno lo può fermare».

Ma quanto potrebbe durare un esecutivo con Casini e Di Pietro?
«Questo è il punto. E poi sia ben chiaro, non è il premier che decide se si va a votare. E il Pd starà molto attento alle decisioni del Quirinale: saremo disponibili a collaborare per rendere effettivo il dettato della Costituzione che le Camere le scioglie il Capo dello Stato».

Quindi è vero, secondo lei, che in cinque minuti si trova una maggioranza in Parlamento per un governo istituzionale.
«No, non è così. Mi pare ve ne siano troppe di situazioni da definire e grazie a Dio al Quirinale c’è una persona saggia».

Ma esiste o no qualche controindicazione nel far nascere un Fronte democratico “anti-Silvio”?
«E’ un primo passo che considero indispensabile, ma non scontato, tutto da costruire e comunque non sufficiente. Il paese sta attraversando una forte crisi sociale ed economica. Quindi la soluzione della crisi democratica deve essere funzionale alla soluzione della crisi sociale. L’Alleanza per la democrazia trova il consenso se ha la forza dell’alternativa programmatica. Non si può dire ai disoccupati “vieni con noi a salvare la democrazia del paese” senza dirgli come saremo in grado di ridargli il lavoro.

Lei dà per scontato che gli elettori di Casini lo seguano se va con la sinistra e che i vostri militanti votino per Casini premier?
«Non penso agli organigrammi e mantengo due punti fermi. Il bipolarismo e il Pd come partito plurale, non come sinistra. Anche il sistema politico da troppi anni non si assesta perché deve pensare alle emergenze. Tradotto, il Pd non ha nessuna intenzione di ereditare il complesso dei “Figli di un Dio minore” della sinistra che per vincere bisogna che qualcun altro ci copra al centro».

Ma questa esigenza non si scontra con un’alleanza con l’Udc?
«No, ci alleiamo come partito di centrosinistra, non andiamo a costruire il centrosinistra con il “trattino”. Il Pd non può perdere la sua natura nel fare questa operazione. E Casini sa che in questo caso non può mantenere una politica dei “due forni”. E aggiungo che questa è un’occasione, non per rinnegare il bipolarismo, ma per costruirne uno più europeo. Dunque per il Pd è una sfida. Vorrei rassicurare Veltroni: non ho intenzione di perdere l’Ulivo per strada, per me difendere il futuro democratico del paese significa anche difendere il nostro progetto politico».