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VITTORIO ARRIGONI


VITTORIO ARRIGONI

Sallusti, il direttore de “Il Giornale” di famiglia, qualche sera fa, a Linea Notte su Rai3, se ne uscito con una frase talmente infelice su  Vittorio Arrigoni, che ha fatto sobbalzare. Mentre ne osservava il volto bendato, pestato  e insanguinato, ha detto testualmente: “Altro che pacifista, odiava Israele, ed era schierato contro gli israeliani”.

Parlare di Vittorio Arrigoni come di un pacifista “finto” perché non approvava i metodi e la politica di Israele è un atto vile con cui si sono distinti i vari polemisti de il Giornale e Libero. Hanno dimostrato, ancora una volta, il degrado  degli operatori dell’informazione, per cui tutti quelli che la pensano in modo diverso dal loro, sono nemici da abbattere con la denigrazione e gli insulti.

Vittorio Arrigoni, un pacifista vero, ha dato la vita per stare accanto a chi stava peggio di lui. Non ha mai colpito o ucciso nessuno. Averlo offeso ora che non c’è più è stato un atto di viltà inqualificabile in cui si possono esercitare solo dei professionisti dell’odio contro chi è migliore di loro.

(Sunto da dialoghi – Luigi Cancrini – l’Unità)

INTERNATIONAL PUPPET


COMMEDIA? SI

Berlusconi, si è visto da tutte le parti, è andato in visita ufficiale in Israele.

Succede, capita, è presidente del consiglio. E va be!

Ma che un rappresentante di uno Stato faccia la commedia non succede e non capita mai. Ma con Berlusconi sì, capita e succede.

1)   “Ho un sogno, voglio Israele in Europa” Quanto conti il pensiero di Berlusconi in Europa, è sotto gli occhi di tutti, la sua credibilità è pari a zero. E’ una tiritera che ripete, ovunque vada. L’ha detto ai turchi in Turchia, l’ha detto a Putin in Russia.  Gli riempie il petto d’orgoglio potere ripetere le parole di Martin Luther King. Dimostra al mondo quanto grande è la sua conoscenza. Se andrà a far visita agli esquimesi, lo dirà anche a loro.

2)   “Siete i nostri fratelli maggiori”. Bellissimo.  Ripete le parole di Giovanni Paolo II quando, a Roma, fece visita per la prima volta alla sinagoga. Le belle parole degli altri, fanno effetto.

3)   Ma il meglio di sé, lo lo ha dato con queste parole, pronunciate con tono commosso: “Voi siete il più grande esempio di democrazia e di libertà del Medio Oriente, se non l’unico esempio”. Benissimo. Bravissimo.  Ma non so se si è reso conto che, in quella reale democrazia e libertà, un premier alla Berlusconi sarebbe, oggi, di fronte ad un tribunale e, se dichiarato colpevole, sarebbe fuori dalla politica e dentro ad una cella. In quel di Israele, infatti, Olmert, primo ministro democratico, è stato indagato per reati infinitamente meno gravi di quelli per cui è stato indagato  Berlusconi.  Olmert ha compiuto un gesto di responsabilità, si è dimesso ed affronta, con dignità, i processi.  In quella reale democrazia, non esiste l’ombra di leggi ad personam, né lodi, né legittimi impedimenti. In quella reale democrazia, due ministri si sono dimessi perché sospettati di corruzione. In quella reale democrazia, la tv pubblica non si sogna minimamente di essere al servizio del presidente del consiglio.

4)   Ha detto peste e corna contro l’Iran. L’opportunismo politico che lo contraddistingue gli ha fatto fare un comizio contro un altro Stato. E’ come se io andassi in casa del mio vicino, il quale ha in odio l’inquilino che abita sopra di lui, e cominciassi a “sparlare” di lui. Il mio vicino sarebbe contentissimo. Quindi trovandosi in Israele,  si trovava in casa del nemico numero uno dell’Iran, giù botte contro l’Iran. Questo è uno strano modo “politico” e “pacifico” di parlare. Ma c’è da chiedersi, come si sarà giustificato, di fronte ad Israele, di avere, solo pochi mesi prima, onorato, baciato, ricambiato la visita al libico Gheddafi, che è nemico giurato di Israele ed amico intimo dell’Iran?   E come avrà potuto difendere la ditta Carlo Gavazzi di Milano, che fabbrica satelliti per conto dell’Iran? Scommetto che di questo non ha detto niente, ma alcuni giornali israeliani (The Jerusalem Post) ne hanno parlato abbondantemente.

Domanda: il presidente del consiglio italiano, si rende conto di quello che dice?

Risposta: forse sì, forse no. Come un burattino. Si piega dalla parte di chi  tira i fili.

NON IMPARERA’ MAI


IL SOLITO PIAGNISTEO  

Berlusconi è andato a Gerusalemme, visita ufficiale di uno statista ad un altro Stato. Bene, Quello che invece non va bene è che Berlusconi sfrutti uno scenario pubblico, un nugolo di giornalisti, una fitta rappresentanza dello Stato ospite, per fare il suo solito piagnisteo. “Sono stato vittima per molti mesi di una campagna di stampa che è stata probabilmente la più aggressiva e calunniosa di quante ne siano mai state condotte contro un capo di governo. Ho subito aggressioni politiche, mediatiche, giudiziarie, patrimoniali e anche fisiche”.

Lo fa in un paese, come Israele dove, due ministri, Avraham Hirschson (Kadima) e Shlomo Benizri (Shas), sono stati condannati a cinque e quattro anni di carcere per corruzione e riciclaggio. E dove, per aggressione fisica, c’è chi ha perso la vita (Yitzhak Rabin). Nel voler raccogliere la compassione internazionale, lui stesso perde in credibilità. Nessun capo di Stato è mai venuto in Italia a lamentarsi dei suoi guai personali o giudiziari, ma Berlusconi, ogni volta che va all’estero, piange tra le braccia degli ospiti le sue “disgrazie”, convinto che i rappresentanti degli altri paesi credano alle sue menzogne.  Se tacciono è solo per educazione, per discrezione politica e per diplomazia internazionale.   In ogni modo il piagnisteo infantile ed inopportuno di Berlusconi non dà certamente lustro al nostro paese. Anzi, tutto il contrario, l’affossa.