UN TUBO LUNGO 687 CHILOMETRI


UN TUBO LUNGO 687 CHILOMETRI

Per fortuna che ci sono deputati spagnoli al Parlamento europeo che si sono accorti di che cosa sta succedendo in Abruzzo. Infatti un deputato spagnolo di nome Raul Romeva I Rueda del gruppo Verdi, ha presentato un’interrogazione prioritaria per chiedere un intervento della Commissione europea contro il progetto Snam “Rete Adriatica”di un gasdotto che, per un bel pezzo del suo percorso, dovrebbe attraversare le zone interessate dal devastante terremoto dell’Aquila.

Sono anni che il progetto giaceva indisturbato nei cassetti della burocrazia. Nel 2004, durante il governo Berlusconi, senza alcun preavviso il suo percorso originario, previsto lungo la costa adriatica, da Brindisi a Minerbio (Bo), è stato modificato.

L’allora ministro alle infrastrutture, Lunardi, disse che erano stati riscontrati problemi di “criticità idrogeologiche ed urbanistiche”, perciò la Snam, insieme ad suddetto ministro, decisero un nuovo percorso. Questo nuovo percorso interessa dieci regioni, in particolare, attraversa la dorsale appenninica. Le località interessate sono: L’Aquila, Navelli, Barisciano, Pizzoli, Poggio Picenze, località devastate dal terremoto del 6 aprile 2009.

Sono cinque tronconi del gasdotto, più una centrale di compressione del gas,  che,  oltre a passare in zone altamente a rischio sismico (Abruzzo, Marche e Umbria),  se realizzati, sventreranno “tre parchi nazionali, un parco naturale regionale e 21 siti di importanza comunitaria – come ha sottolineato il deputato spagnolo che ha sollevato la questione alla Commissione europea – senza che sia stato effettuato un procedimento unico di valutazione di impatto ambientale né una procedura di valutazione ambientale strategica”.

I cittadini marchigiani ed umbri hanno già costituito un comitato “No Tubo”, gli aquilani se ne stanno accorgendo ora, dopo la grande tragiedia che li ha colpiti.

A Sulmona, dove dovrebbe sorgere la centrale di compressione del gas, i cittadini hanno costituito  una rete di associazioni “Cittadini per l’Ambiente”.

 “ E’ una cosa  assurda, forse non si è compreso a quale rischio sismico siamo sottoposti, cosa sarebbe accaduto se fosse stato già in funzione durante il sisma aquilano?” Si chiede l’assessore all’ambiente dell’Aquila, Alfredo Moroni.

Un aiuto alla realizzazione del nuovo tragitto del gasdotto l’ha dato Tremonti  nella manovra (lacrime e sangue), quella votata con la fiducia, che introduce, forse non a caso, il “silenzio-assenso” per il Via e Vas: nessuna risposta entro 60 giorni equivale ad un ok.

Il metanodotto è lungo 687 chilometri. Di questi 187 chilometri riguardano il tratto tra Foligno- Sulmona e 106 corrono entro l’Abruzzo.

Il metano viene introdotto in forma gassosa ad alta pressione (75 bar), dentro un tubo dal diametro di 120 centimetri, sotterrato a 5 metri di profondità.

La legge prevede che dopo cinque anni, la dichiarazione di pubblica utilità per il progetto Snam “Rete Adriatica”, il progetto decada. Ma, incredibilmente l’8 aprile 2009, mentre ancora si cercavano i vivi sotto le macerie aquilane, la Snam ripresenta la richiesta e ottiene di nuovo il certificato necessario per l’avvio dei lavori. I soggetti interessati, comuni, regioni e provincie, avevano 30 giorni di tempo per opporsi “in forma scritta”, secondo l’avviso di avvio del procedimento emesso pochi giorni dopo dal ministro Scajola.

Figuriamoci se il comune dell’Aquila e la regione Abruzzo erano in grado di seguire questa faccenda, così a ridosso del sisma” spiega l’assessore Moroni.

Nel giugno scorso le province di Pesaro-Urbino e Perugia, il comune di Gubbio ed alcune associazioni ecologiste hanno presentato ricorso alla Commissione europea.

Però il governo, prevedendo le reazioni delle associazioni ambientalistiche  e altri enti, ha approvato pochissimi giorni fa, un decreto legge (uno dei tanti) proprio per le infrastrutture di produzione, trasmissione e distribuzione di energia, decreto che prevede “l’istituzione di commissari straordinari ad acta che agiscono in sostituzione di tutte le autorità ordinarie  e quindi possono bypassare anche le regioni, in caso di contenzioso”.

 Il progetto della Snam è quello di raddoppiare la portata della rete Tirrenica, aprire un canale di approvvigionamento dai paesi nordafricani (Libia, Algeria, Tunisia), emancipandosi dai produttori dell’est  e costruire nel nord Italia un hub-gas da cui far partire le diramazioni per rifornire tutti i paesi nordeuropei.

Alla centrale di compressione di Sulmona lavorerà in joint-venture con la Snam, la British Gas consorella della Bp, quella della marea nera.(Fonte: Il Manifesto)

6 Risposte

  1. Ma di disastri questo paese ne ha già di suo dobbiamo andare anche a cercarli,ma ciò non deve meravigliare più di tanto perchè l’avidità di chi ci governa non a fine.L’Italia è tanto bella per la sua particolare forma,quanto sfortunata ad essere amministrata da incapaci.Non so spera se ieri sera hai sentito che addirittura le regioni possono vendere i beni culturali,come nel film di Totò che vendeva la fontana di Trevi,adesso può accadere davvero come vendere le Dolomiti Tofane all’Austria,come se nella prima guerra mondiali non ci fossere stati morti migliaia di soldati per liberarle.Senza considerare che fanno parte dell’UNESCO.Come vedi a loro non gliene importa un tubo,neanche se chi ne ha parlato è un giornalista straniero.L’unica cosa da sperare è che i cittadini di quei paesi si rivoltino in modo massiccio e gli rovinino i piani ma sarà dura.Il profitto non a confini vedi l’eolico il terremoto,l’abusivismo ecc.Ciao speradisole Lidia.

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    1. Sì Lidia, si potranno vendere le nostre bellezze naturali, ma saranno i Comuni a poterlo fare, in quanto il federalismo demaniale ha consegnato questi beni ai singoli comuni.
      Su questo argomento, se hai voglia di cercare, ci sono alcuni miei post, uno è intitolato “il PO a coriandoli” e parla proprio di questi casi.
      Pensa se arriva Gheddafi e vuole comprarsi il Lago di Garda. Nessun italiano potrà più godersi quei posti. Le terme di Sirmione potrebbero anche chiudere.
      Gli alpinisti per scalare le dolomiti potrebbero pagare fior di quattrini a Putin, se lui decidesse di comprare le Tre cime di Lavaredo o il Monte Bianco ed i Comuni interessati, indebitati fino al collo potrebbero vendere questa bellezze. Proprio come nel film di Totò.
      Sembrava tanto surreale, ma con questa classe di governanti ci siamo arrivati.
      Tutto da ridere? Mica tanto.
      Ciao Lidia, buona giornata.

      Volevo aggiungere una precisazione, il progetto prevedeva che il tubo, percorresse la costa adriatica, considerata una zona sicura, non soggetta a terremoti, rimane inspiegabile perchè Lunardi, insieme alla Snam, abbiano modificato il percorso, collocando il tubo nella parte appenninica più soggetta a sisma che ci sia. Non so quali interessi ci siano sotto, ed ancora è più inspiegabile che il contratto sia stato reso di nuovo agibile, 2 giorni dopo il terribilke terremoto dell’Aquila.
      Io rimango di stucco.
      Se il tubo si deve mettere perchè così si aprono lavori importanti e si fa lavorare la gente, lo si metta dove originariamente era stato progettato, nella zona più sicura.

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  2. Io lo chiamo (la butto sul ridere non perchè sia di buon umore ma au contraire, perchè sono furibondamente disgustato) “federalismo medievale.”
    O direttamente MEDIOEVO.
    Proprio l’epoca che ci ha messo mille anni, per passare…
    Epoca dalla quale il Belpaese non sembra ancora uscito.
    Ancora oggi feudatariotti, legulei, psesudocontabili e (neo) monarchi svendono il Paese per un piatto di lenticchie.
    Anzichè riacquistarlo e curare il bene pubblico.
    Svegliamoci, finchè siamo in tempo.
    Perchè da certi sonni rischiamo di non svegliarci mai più.
    Ciao.

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    1. Se si va a leggere quali sono i beni diventati ora “comunali” e quindi soggetti alla possibilità di alienazione da parte dei Comuni, qualora si trovassero in difficoltà economiche, c’è da farsi venire la pelle d’oca.
      Per esempio, certe zone paludose, ovviamente improduttive, ma che sono oasi di pace per una natura incomtaminata, per alcuni comuni sono rami secchi improduttivi e quindi si potrebbe procedere alla loro cementificazione.
      Le cave per esempio ora chiuse, i laghi, le spiagge, insomma ogni comune può farci sopra i propri interessi, con dispregio forse di quanto di bello abbiamo.
      Se si fosse trattato solo di edifici tipo, caserme in disuso o palazzi da tempo non utilizzati, oppure opere mai compiute, beh! forse capirei, ma il “mio” ruscello che in primavera si riempie di viole bianche no, quello vorrei che rimanesse libero com’è adesso e potessi ogni volta che desidero andare a vederlo, anche semplicemente per guardare l’acqua chiara che scorre.
      Altro che Medioevo, Riccardo, con i mezzi di adesso, con la globalizzazione, non si salva neppure “un castello” d’epoca.
      Ciao Riccardo.

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  3. Uau che bel tubo.
    Sicuramente arriveranno turisti da ogni parte del mondo a vederlo… 😦

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    1. Dovrebbe essere sotterrato, ed allora addio spettacolo.
      Ciao ippaso. Un sorriso per te 🙂

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