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CARA VIRGINIA


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Prima di assistere alle “confessioni” a cui tu e l’assessore Muraro siete state costrette dalla commissione parlamentare Ecomafie, avevo ascoltato il tuo breve videomessaggio, regalando un click – e quindi dei soldi – alla Casaleggio Associati, società con cui tu hai firmato un contratto vincolante per lo svolgimento del tuo ruolo di sindaco di Roma, la città dove vivo. Mi dirai che sarebbe bastato leggere i comunicati stampa o vedere lo stesso video direttamente dal tuo profilo Facebook, ma ti rispondo che allora tu e lo staff del tuo partito potevate evitare di postarne il primo lancio con il famigerato “clicca ”qui”. Magari, in situazioni così delicate, sarebbe il caso di mettere da parte le strategie commerciali e comunicare con i canali istituzionali. Ma andiamo avanti.

Non entro nel merito delle nuove nomine che hai annunciato, così come non torno sul disastroso inizio della tua esperienza amministrativa, dagli stipendi d’oro alle dimissioni in blocco della scorsa settimana, fino al caso Muraro. Sono argomenti che ho trattato in due recenti articoli usciti nei giorni scorsi su questa testata (link 1link  2) e per i quali molti tuoi supporter mi hanno riempito di pesanti insulti, conditi in alcuni casi persino con minacce di morte.Del loro comportamento non hai colpe dirette e lo so bene.

È in corso un abbrutimento della società nel suo complesso, un processo che i social network esaltano perché offrono un nuovo protagonismo a chi fino a ieri era un passivo telespettatore, armato del solo telecomando. Probabilmente non si tratta neanche di persone realmente violente, anche se a scopo precauzionale, ho dovuto segnalare alle autorità molti di loro. Nei deliranti messaggi ricevuti, ho letto molta disperazione e la frustrazione atavica della plebe.

Il più grave errore che imputo a te, ai tuoi colleghi del Movimento 5 Stelle e al vostro comico-leader Beppe Grillo, è quello di utilizzare quella frustrazione, buttando benzina sui fuochi della rabbia e dell’invidia sociale per accrescere il vostro consenso. È qualcosa che alla lunga si ritorcerà contro tutti, voi compresi. In fondo lo stai vedendo proprio in queste ore, leggendo i commenti pieni di livore di una parte dei vostri elettori, quelli che, cresciuti con il mito della forca, ti stanno mettendo alla gogna per aver mentito sapendo di mentire.

Tornando a quel tuo messaggio – confezionato in modo assai discutibile, dai filtri agli zoom – c’è una cosa che mi è saltata subito all’occhio, un particolare che potrebbe sembrare irrilevante, ma che la dice lunga sull’idea che, voi grillini, avete delle istituzioni. Si tratta del “sottopancia” che appare dopo pochi secondi: “Virginia Raggi, M5S sindaca di Roma”. Ecco Virginia, forse il tuo principale problema è proprio quel “M5S”, anteposto al ruolo istituzionale che ricopri. Il sindaco di Roma, ma anche quello della più piccola città di qualsiasi nazione, è il sindaco di tutti. Certo ha le sue idee, il suo partito politico di riferimento che lo supporta con la linea e il personale politico, ma la sua elezione non annette la sua carica pubblica a quel partito o movimento che sia. Sia chiaro, la personalizzazione della politica è qualcosa che non riguarda solo il Movimento 5 Stelle e non riguarda solo l’Italia. Ma persino una persona, dall’ego smisurato come l’attuale premier, non si sognerebbe mai di firmarsi “Matteo Renzi, Leopolda s.p.a. Presidente del Consiglio”.

Prima ancora della vostra inesperienza e della vostra inadeguatezza a ricoprire i ruoli che ottenete cavalcando l’onda anomala dell’antipolitica (mi dirai che voi almeno siete onesti, ma il rapporto eletti – indagati M5S dice altro), il vostro problema di fondo è prendere coscienza della grande differenza tra l’appartenenza a una specie di setta e ricoprire quei ruoli.

Superare la logica del logo sarebbe quindi un primo passo che certamente non colmerebbe le vostre lacune, ma sancirebbe una maturazione che potrebbe rivelarsi fondamentale, per la sopravvivenza del Movimento 5 Stelle. Perché la politica (purtroppo) segue ormai “mode e tendenze” e il consenso, non più ideologizzato, evapora via da un momento all’altro. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, passato da maggioranze bulgare a percentuali ridicole, ne sa qualcosa anche Matteo Renzi, che fatica a recuperare terreno.

Cara Virginia, non so proprio come andrà a finire la tua vicenda. Pur aberrando la vostra idea di politica non sono tra quelli che tifa per il disastro, anche se il tuo avvio lascia preludere a quello. Mi auguro che la Capitale d’Italia non sprofondi, me lo auguro da cittadino prima ancora che da osservatore interessato.

Nel frattempo vorrei guardare il tuo prossimo videomessaggio dal sito del comune di Roma, e magari leggere sotto il tuo nome “sindaca di Roma”, perché la maggioranza dei romani – grillini e non – ha deciso così. Ultima osservazione, questa sì, marginale. Nel prossimo video chiedi all’operatore di darsi una calmata con gli zoom e soprattutto via quell’effetto seppia. Ti invecchia tanto, quasi come le frasi di circostanza da Prima Repubblica che stai pronunciando in queste ore.

(Fabio Salamida – Gli Stati Generali)

Saluti da un prezzolato, pidiota, mafioso, servo di Renzi, giornalaio, pennivendolo (più altre cose indicibili), che, per nostra reciproca sfortuna, vive nella città che dovresti provare ad amministrare.