UNA BENEDIZIONE ED UNA SGRIDATA
UNA BENEDIZIONE ED UNA SGRIDATA
DUE PRETI, DUE MISURE, DUE SCELTE
Recentemente Berlusconi ha festeggiato, in pompa magna, i 90 anni di Don Luigi Verzè, fondatore, creatore, animatore e sostenitore del “San Raffaele” di Milano. Ospedale di eccellenza. Benissimo.
Berlusconi, per l’occasione, ha fatto il suo show, prevedendo per lui e per don Verzè una vita media di 150 anni.
Questo prete, furbo si è attaccato alla manica del miliardario, dando uno spettacolo di sé abbastanza indecente per come ha esibito la sua amicizia col papi. E’ l’esempio del prete amico dei ricchi e dei ladri. E’ l’esempio di quella chiesa cattolica che si è prostituita al potere ed al denaro. Sotto l’ombrello del nome di Dio si compra e si vende.
L’amicizia è un conto, l’esibizione è un’altra cosa.
Andare incontro a chi, in un certo qual modo, è lontano dagli insegnamenti di Gesù, va bene. Anche Gesù mangiava con i pubblicani e le prostitute, con la differenza che questi, però, si pentivano dei loro malaffari. Qui non c’è pentimento, anzi, orgoglio, ma il prete don Verzè, benedice, abbraccia, e fa propaganda per il corruttore.
D fronte a tutto questo la Chiesa ufficiale tace. Condivide ed incassa.
Un altro prete, il vescovo di Marzara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, che è anche responsabile della Conferenza episcopale italiana per gli affari giuridici, ai microfoni della Radio Vaticana, ha affermato, a proposito del decreto “salva liste” che “cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto, perché la democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci. E non deve accadere che la democrazia, sia diretta dall’arbitrio di qualcuno o possa essere improvvisata ogni giorno. Perché, in questo caso, mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive».
Probabilmente è la prima volta che un vescovo siciliano parla con parole così chiare a difesa della vita democratica. Ha parlato, non in astratto e genericamente, quando non si “tocca” nessuno, ma all’interno di un contesto e di una situazione precisa. Ciò rappresenta indiscutibilmente un gesto educativo per i giovani, più di mille prediche che stanno “sulle generali”.
Però, nel giro di qualche ora, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana si è sentito in dovere di prendere le distanze da quelle parole affermando che “la CEI non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni sul decreto salva liste”.
Tirando le somme, a Don Verzè, che abbraccia sfacciatamente i ricchi ed i ladri, gli affaristi ed i corruttori, gli uomini d’affari, nessun richiamo è giunto dal vaticano, anzi semmai una discreta benedizione. Gli uomini d’affari, in questa chiesa cattolica ufficiale, trovano sempre grande spazio e benevolenza, (vedasi anche la recente affettuosa accoglienza riservata a Berlolaso, il volontario per eccellenza, in vaticano). A Mons. Mogavero, che ha detto una verità lampante, “in democrazia tutti debbono rispettare le leggi”, la Chiesa ufficiale ha dato una sonora tirata d’orecchi.
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