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PER BATTERE I POPULISTI NON BASTANO LE CHIACCHIERE E NEMMENO LE MANIFESTAZIONI


PER BATTERE I POPULISTI NON BASTANO LE CHIACCHIERE E NEMMENO LE MANIFESTAZIONI

Sembra quasi impossibile che la gestione della cosa pubblica sia finita nelle mani di questa classe dirigente, gialla o verde poco importa.

Chiamarla “classe dirigente” è troppo, comunque sono lì e dettano leggi senza alcun riguardo per la buona creanza, per gli usi e per la prassi, e neppure per le forme istituzionali più basilari.

“Hanno vinto le elezioni, mica si sono comprati l’Italia!”

Chi si prende il potere non lo molla così, dicendo: “Va be’, ci abbiamo provato, adesso fate voi!”

Ma adesso l’opposizione (ammesso che ci sia), quali mezzi ha per uscire da questa situazione, insopportabile per tutte le persone di buon senso, per chi ha il senso dello Stato e del lavoro, della convivenza civile e del progresso?

In una democrazia l’unico mezzo ammesso è la vittoria elettorale, su questo non ci piove.

Banale, ovvio.

Ma alle elezioni bisogna arrivarci, e poi vincerle, altrimenti siamo punto e a capo.

Non basta sopravvivere, o anche fare un buon risultato, bisogna vincere.

O si vince e si governa davvero, o si perde e continuano a governare loro.

Ma esiste questa consapevolezza nel dibattito nel dibattito politico nel centrosinistra? No, altrimenti avrebbe un altro tono.

C’è solo un istinto di sopravvivenza, una tendenza a sfangarla, a posizionarsi in vista di future sconosciute evoluzioni, piuttosto che provare, con decisione, a ribaltare la situazione.

È difficile!

Ma se gli obbiettivi non sono chiari, non saranno chiare nemmeno le strategie.

Dovrebbero capirlo anche quelli che si crogiolano nel 3% o che sono soddisfatti da 2 o 3 punti in più, dal gusto di prendere un voto in più del vicino di banco.

Perdenti, sono perdenti senza speranza. Inutili e dannosi alla causa della rinascita del Paese.

La legge elettorale permette di presentarsi con un solo partito, o anche con due, forse tre, basta che siano comunque una squadra che fa gioco di squadra, e non un pollaio.

Serve un programma di minima, chiaro, comprensibile, non ideologico ma pragmatico, che vada incontro alle esigenze reali basilari delle persone reali, non alle fumisterie da talk show.

Serve un leader, riconoscibile e riconosciuto. Non sarà Renzi, ma ci sono tanti bravi presidenti di Regione, o Sindaci o Assessori che formano una ottima classe dirigente e quindi un leader che non sia oggetto di liti e incomprensioni, si dovrebbe trovare.

Possibile che non si riesca a produrre un progetto così?

Possibile, certo.

Infatti, stando alle notizie di cronaca che arrivano dal Pd, per le primarie, si stanno proponendo una serie di personaggi che sono lontani mille anni luce dalla possibilità di definirli Leader veri e credibili. Una vera miseria.

Ma allora bisogna smetterla di scandalizzarsi per Casalino, Di Maio, Toninelli, Salvini, Di Battista, Borghi, Berlusconi e tutto il circo Barnum.