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IL CAMBIAMENTO


IL CAMBIAMENTO

dialettoDa quando Renzi è diventato Presidente del Consiglio, i commenti dei giornali e i pareri dei tuttologi nei talk show, sul governo e soprattutto su Renzi, traboccano di pessimismo.

Si critica tutto, sul fatto che parla e non conclude mai niente (ci si dimentica che è Presidente del Consiglio da neppure due mesi),  si critica abbondantemente il suo arrivismo, il suo attivismo, la sua ambizione, la sua fretta, le sue proposte di legge, il suo modo di esprimersi, le sue slide, il job act,  il suo atteggiamento, il suo modo di gestire, le sue cravatte, i bottoni spaiati del cappotto, insomma è una moda: la critica fa sembrare tutti intelligenti, saggi, originali e bravi costituzionalisti e soprattutto “fighi”. Come nel gioco del calcio: “ognuni italiano è un allenatore”, così ognuno di noi è un costituzionalista. Ma questo credo sia un segno positivo di “passione politica” che è insita negli italiani.

Ma chi è che critica?

Capisco la destra, non so quale, ma direi tutte, da Fratelli d’Italia, a Brunetta che rappresenterebbe Forza Italia. Più che altro, la destra critica Renzi per partito preso e soprattutto perché vorrebbe tanto che Renzi appartenesse alla loro area.

Capisco la Lega che disperatamente cerca dei nemici, sempre nuovi, per tentare di stare a galla, ed al momento un nemico DOC l’ha trovato nell’Euro e vede Renzi come un pugno in un occhio. Così come capisco lo sfascia-tutto grillo, al quale Renzi sta proprio sullo stomaco, perché gli sta togliendo molto respiro. Dire di no è la cosa più facile che si possa fare ed è la prima cosa che i bambini piccoli imparano. Ma quello che contraddistingue il m5s è che o si è d’accordo col capo, o si è fuori, anzi adesso chi si dimostra dissenziente, non solo va via, ma deve pagare una multa di 250mila euro, una cifra che, nelle loro vita, vedono in pochi. Dire di no a tutto, è facile basta non avere dignità.

Capisco molto meno Sinistra e libertà, ma, non essendo una politologa, qualche svarione mi può capitare.

Non capisco bene i filosofi e i bravi pensatori della sinistra, come Rodotà, Zagrebelsky, tutte persone stimabilissime, ma che, con la loro posizione ipercritica, mi stanno deludendo parecchio. Dimostrano, tutto sommato di aver paura di cambiare le cose. Più che altro temono che si vada verso un totalitarismo, che ritengo del tutto improbabile. Spero che Renzi non li tema, ma semmai ne ascolti i consigli e poi decida.

Poi non capisco proprio del tutto, per me zero assoluto, i personaggi alla Flores D’Arcais. Accontentare gente così è impossibile.

Capisco molto bene, invece, quei 20 senatori del Pd, tra cui Felice Casson, che hanno presentato in commissione costituzionale al Senato una proposta di legge di modifica del Senato stesso.

Questa proposta che chiamiamo, per comprenderci, Casson”, per me, è più razionale di quella di Renzi. Anziché abolirlo del tutto il Senato potrebbe essere composto da 100 senatori eletti e da 16 nominati dal Presidente della Repubblica, nel contempo la Camera dovrebbe dimezzare i suoi parlamentari, da 630 a 315.

Il Senato, così eletto, si occuperebbe di cose diverse dalla Camera, per esempio di riforma costituzionale, di rapporti con le Regioni, di problemi di bioetica e magari anche di altre cose, per esempio di Interni, lasciando alla Camera gli altri compiti. Sono consenziente del fatto che un Senato così composto, comporterebbe anche una modifica alla Legge elettorale approvata in prima istanza alla Camera, modifica necessaria per scegliere, da parte degli elettori, chi mandare al Parlamento.

Ma una cosa mi convince di più e cioè che si eleggono i senatori destinati a legiferare su cose ben precise, per esempio sui problemi delicati come la bioetica, noi elettori potremmo scegliere le persone più competenti e ciò potrebbe rappresentare una garanzia per tutti.

I costi della politica sarebbero abbassati di molto, non ci sarebbero accavallamenti di doppi lavori identici, fra Camera e Senato, si accorcerebbero i tempi per l’applicazione delle leggi rispettivamente promulgate e nello stesso tempo non si obbligherebbe un sindaco, o un presidente di Regione a fare anche il senatore.

Diventa difficile, per esempio per un sindaco di una città metropolitana come Milano, svolgere anche il lavoro di senatore, senza trascurare qualche cosa.

Poiché riforme di questo tipo richiedono tempo lunghi, i tempi cioè richiesti dalla Costituzione per fare riforme costituzionali, la riforma proposta da Renzi potrebbe vedere la luce definitivamente solo nel 2015. Pertanto c’è la possibilità che, nel corso del dibattito parlamentare, si possa procedere a miglioramenti di quella che ora il governo Renzi ha presentato.

Comunque alla fine di tutto questo discorso, abbastanza confuso, quello che se ne ricava è che finalmente si discute per cambiare le cose. Può appassionare o meno, ma non c’è dubbio che si sia imboccata la strada del cambiamento e che dopo la comparsa di questo Presidente del Consiglio, chiunque gli succeda non può tornare indietro.

Auguri Renzi!