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IL PUTINISMO


IL PUTINISMO

Ciò che è successo in Russia a proposito delle “Pussy Riot” condannate a due anni di carcere per vandalismo e istigazione all’odio religioso, fa pensare  a che cosa sia diventata la Russia dopo l’Unione sovietica.  Ci troviamo di fronte ad una strana forma di governo, né democrazia, né dittatura, né regime assolutistico, né forma repubblicana con libertà. Si è formato uno strano potere, dove una persona sola, prima presidente, poi premier e di poi di nuovo presidente, l’amico Putin, ha dato vita ad un regime in cui non c’è nessun spazio per un dibattito democratico.

La farsa del passaggio di cariche in cui c’è sempre la stessa persona che ruota, Putin, ha reso impossibile creare una vera alternativa a questo sistema,  ed ha reso anche difficile aiutare dall’esterno chi, a questo sistema, cerca in qualche modo di opporsi.

Attorno a Putin si è formata una nomenclatura che si differenzia di poco da quella di Stalin. La politica infatti segna una continuità spaventosa con i sistemi di polizia di quel tempo.

Gli uomini e i gruppi che occupavano posizioni di potere hanno avuto la possibilità di appropriarsi della politica e degli immensi patrimoni un tempo pubblici dell’ex Unione sovietica. Sono gli uomini che oggi hanno in mano immense ricchezze e la guida del paese.

Putin era capo del Kgb, abitava alla Lubianka, conosce bene le leve del potere e sa come approfittarne, non solo ha  anche imparato a manipolare la gente e a condizionare l’opinione pubblica. Proprio come faceva Stalin, alla cui ombra, dentro il Kgb, Putin si è formato.

Alla guida di questo immenso paese vi sono uomini corrotti, avidi, del tutto disinteressati  alla storia del socialismo in cui sono stati educati, quando la mancanza di democrazia corrispondeva almeno ad una attenuazione delle diseguaglianze sociali. Questi uomini e questi nuovi ricchi hanno abbracciato con un entusiasmo da neofiti  i principi del capitalismo selvaggio criticato da Marx, e nel contempo hanno  mantenuto un  regime antidemocratico.

La forbice tra ricchi e poveri si è allargata ed il potere è in mano a pochi personaggi. Pari pari la nomenclatura sovietica d’un tempo. Non è cambiato quasi niente se non in peggio: i poveri sono ancora più poveri.

E’ la legge della prepotenza e del danaro. Un  male eterno per l’uomo. E le povere Pussy Riot finiscono in prigione, mica per aver denigrato il potere, no, per aver sparso odio contro la religione. In un paese dove la religione era stata abolita, era l’oppio dei popoli, essere imprigionati per reati contro la religione è il massimo!!!!

Sono episodi che pongono comunque un problema grave per un futuro non solo in quel paese ma anche per tutti noi, che apparentemente, ma sono apparentemente sembriamo lontani da quel mondo.

SE IL PAPI CHIEDE, QUALCUNO SI ATTIVA


SE IL PAPI CHIEDE, QUALCUNO SI ATTIVA

Sappiamo che quando i finiani hanno preteso dal governo. di cui fanno parte, il rispetto della legalità, sono stati presi di mira e praticamente cacciati dalla maggioranza e dal partito.

Formalmente, se non materialmente sono già fuori.

Alcuni finiani  denunciano  fatti sconvolgenti,  come, per esempio, di essere pedinati. Che significa?

Che i servizi segreti, quelli deviati, si sono messi a disposizione di qualcuno per fabbricare dossier contro? Tipo il dossier Caldoro?

Questi dossier vengono poi mandati al Giornale di famiglia, perché faccia da megafono e diffonda tutto il fango possibile sui personaggi sgraditi. Solito sistema.

Lo abbiamo visto con Boffo, che si è dovuto dimettere dal direttore dell’Avvenire, vi assistiamo ora con Fini, reo di aver “derubato” il suo partito, An.

Qualcuno potrebbe applicare, anche al capo dello Stato Napolitano, il metodo  Boffo già abbondantemente  collaudato  dal giornale di famiglia,  nella persona del direttore Feltri, che si è rivelato il portavoce ufficiale di Berlusconi.

Un bel dossier, da tirar fuori a puntate, per costringere Napolitano a dimettersi. Il sogno di Berlusconi.

A sentire Briguglio, uno dei finiani, nei servizi segreti opera un alto funzionario indagato per strage di mafia. Non una strage colposa, ma per l’assassinio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. Quindi un possibile dossieraggio contro Napolitano, è più che possibile.

Ma di che cosa Napolitano potrebbe essere incriminato?

Non certo per i calzini turchesi. Forse c’è qualcosa da tirar fuori dalla commissione Mitrokhin, quella che per tanto tempo ha indagato sui politici italiani, e che inventò parecchie balzanerie su Prodi, travolta poi dallo scandalo “betulla”.

Ma Paolo Guzzanti, che è stato il capo della suddetta commissione Mitrokhin, esclude che Napolitano possa essere stato una spia del KGB, nessun dirigente del PCI era minimamente compromesso, perché c’era proprio una direttiva precisa del KGB che impediva, per prudenza, di assumere membri del PCI nel Kgb.

E allora?

 L’unica cosa, tutta politica, sono i fatti del 1956, quando Napolitano si schierò a favore dell’intervento sovietico in Ungheria. Ma sono fatti risaputi e su questo fu attaccato duramente anche dal proprio partito. O forse la signora Clio, è andata dal parrucchiere sbagliato?

Ma, come dice Guzzanti: “E’ il primo caso della storia delle democrazie, in cui un capo della maggioranza distrugge con le sue stesse mani la propria maggioranza. Berlusconi non può lamentarsi di un ribaltone, ha fatto tutto da solo, e poi frigna perché vorrebbe le elezioni anticipate. Il Colle gli risponde: t’arrangi perché lo decido io se si fanno  o no le elezioni e se c’è una maggioranza diversa, non si fanno”.

E allora si sono aperte le cateratte del cielo, contro Napolitano. Si minacciano milioni di persone in piazza al solo pensiero di una governo “tecnico” come PDL e Lega lo definiscono, si minacciano i peggiori disastri dei questo mondo.

Bossi ha già detto che riapriranno tutte le frontiere e o noi saremo sepolti dai clandestini, le tasse passeranno a livelli intollerabili, il federalismo va in cantina definitivamente, in piena crisi economica finiremmo tutti sul lastrico.