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NON E’ IL MOMENTO DI SCEGLIERE


NON E’ IL MOMENTO DI SCEGLIERE

C’è un dato sicuro, fra un anno ci saranno le elezioni politiche e come partito, il PD, si trova davanti problematiche non indifferenti. La crisi di sistema che ha reso giustificabile il governo Monti e la svalutazione del senso della politica da parte della popolazione, hanno tolto la fiducia dei cittadini nella politica e nei partiti.

Quali possano essere le vie d’uscita da questo periodo non è dato bene percepire, a causa delle attuali  incertezze strutturali.

Non si sa con quale legge elettorale si andrà a votare, se il porcellum o il mattarellum, Ma forse qualcosa da conservare da entrambi le leggi c’è, per esempio sapere per chi si vota e chi sarà colui che poi dovrà presiedere al governo.

Il  sistema politico della seconda Repubblica viene chiamato impropriamente bipolarismo, ma in effetti è una politica dell’alternanza: Tre volte ha vinto Berlusconi, due volte Prodi. La legge elettorale condizionerà pertanto moltissimo la politica ed i partiti.

Poi occorrerà vedere che cosa resterà del Pdl dopo le amministrative. Se venisse meno un interlocutore valido capace di  garantire un rapporto con l’elettorato la questione si complica.

Inoltre sta prendendo corpo l’impressione che il governo di oggi non sia una parentesi, ma possa rappresentare, per i cosiddetti moderati, un’occasione di organizzazione autonoma, con una separazione tra moderati e progressisti.

Si è parlato molto di unione tra terzo polo e Pd, come di un processo necessario per fronteggiare Berlusconi, ma se Berlusconi viene meno, non c’è più alcuna necessità di un accordo simile, perché nel frattempo si è formata un’altra cosa.

Infine la crisi economica. Se lo scopo è quello di contrastare la crisi, la grande coalizione per ora ha un senso. Ma un domani, quando ci saranno elezioni politiche quel che è certo è che Pdl e Pd non si metteranno insieme. Sono naturalmente degli opposti, si respingono a vicenda.

Con queste incertezze in atto il Pd non deve scegliere nessuno. Non è il momento di scegliere, ma di porsi come polo riformista e moderato, cioè di centrosinistra, senza estremismi né da una parte né dall’altra.La politica seria si fa dove il terreno è difficile e dove non si hanno facili sponde di appoggio.

Se il Pd scegliesse la destra del Terzo polo, perderebbe la gran massa degli elettori che vedono nel Pd un nuovo centrosinistra in grado di stare dalla parte dei lavoratori, della povera gente, e della giustizia sociale e di rinnovare questo paese riformandolo completamente.

Se scegliesse la sinistra estrema, quella che ora è divisa in mille rivoli, nostalgica ed inamovibile, rischia la ghettizzazione in una opposizione sterile.  

Gli altri partiti o correnti presenti o no in parlamento dovranno decidere  da che parte stare, a meno che non entri in vigore, nel frattempo, una legge elettorale in senso proporzionale. In questo caso ognuno si misurerà con le proprie forze e non è obbligato a scegliere.